lunedì 1 novembre 2021

Castello dei Martellati

Oh, 

ma veramente non siete mai andati a visitare il "Castello dei Martellati"?

Ma dai, 

ma non è possibile, 

ma se è tra le mete più in voga fra gli escursionisti dell'Appennino Tosco-Romagnolo ...

qui bisogna subito porvi rimedio.

 

Apprestiamoci  dunque ad avventurarci nel girone delle bolge infernali dantesche, dove dei demoni infuriati, secondo il principio del contrappasso assestano delle vigorose martellate sulle teste bitorzolute dei dannati, che chissà quali peccati avranno commesso in vita ... 


Giovanni Stradano


Siamo nel versante romagnolo della parte di appennino facente parte del comune di Verghereto (FC), e dobbiamo raggiungere le suddette bolge che dovrebbero trovarsi sulla sommità del "Poggio Castiglione" (981 mt. slm), dove pare si trovino i resti di questo antico castello misterioso.



Partiamo dalla località "Gualchiere" (518 mt slm), nei pressi di "Bagno di Romagna" e risaliamo pedalando lungo la vecchia Strada Provinciale 137 fino al "Verghereto" (812 mt. slm),



proseguendo oltre fino ad imboccare la "Strada per Montione", che gira a destra nei pressi della "Trattoria al Molino".

Si continua per questa strada che sale e ben presto diventa bianca, tenendo sempre la destra in tutti i bivi che si incontrano, tranne che in quello che porta a "Montione", dove invece bisogna tenere la sinistra

ed ecco finalmente le bolge ... 

macchè, 

falso allarme, 

niente bolge, 

sono solo delle affascinanti strutture sedimentarie di arenarie e marne, che in questo punto devono avere avuto un passato particolarmente movimentato, 

beh meglio così, proseguiamo fiduciosi allora

 

finchè una volta giunti in località "Frassineta" giriamo nuovamente a sinistra, 


e dopo qualche curva ecco che appare in tutta la sua bellezza il "Poggio Castiglione".



epperò ormai dovrebbero intravedersi 'sti demoni infuriati, siamo quasi arrivati alla meta, 

ma forse se ne stanno nascosti nelle segrete del castello,

ed è necessario arrampicarsi fino in cima al monte per poterli vedere.



- oh, eccoci arrivati in cima ...
- ma sei proprio sicuro che sia qua? qui non ci sono né martellati e né martellatori, ci sono solo pietre e un buco per terra ...
- altroché se sono sicuro, vedì? c'è anche il cartello ...

- ma allora? i demoni? le teste bitorzolute dei dannati? cos'è il giorno di riposo dei Martellati oggi? perché qua, a parte noi, non c'è proprio nessuno ...
- Mah


Vabbè, 

vista la situazione, in questo posto di solitudine fra alberi e rovine, a questo punto non ci resta altro da fare che ridiscendere il "Poggio Castiglione" dallo stesso versante da dove siamo venuti e poi riprendere la vecchia strada in direzione "Castel dell'Alpe", 





per poi ridiscendere alle "Gualchiere" (518 mt slm) percorrendo il sentiero che passa dalle rovine del "Chiuso".

Oh, ecco qui un Martellato che fugge in bicicletta inseguito dai demoni.



Per chi avesse voglia di approfondire l'argomento sul Castello dei Martellati riporto quanto segue, altro non ho trovato:

 

Castrum Castiglioni Martellati – Castiglione Martellato – Poggio Castiglione

Appartenne in origine alla Chiesa aretina. Nel 1337 era soggetto del Comune di Firenze, dal quale passò ad Antonio di Montegranelli nel 1371, come riferisce l’Anglico che aggiunge: «Castrum Castiglioni Martellati est situm in Alpibus super quodam altissimo et fortissimo Monte, in quo est una parva Rocca, seu fortalitium cum turri, cujus Teritorium est in confinibus Tusciae, Vergaretae, Castri Alpium et est prope jugum Alpium per unom milliare cum dimidio».

Nel 1387, sobillato dai Guidi di Bagno, si ribellò ad Antonio, sicchè i Fiorentini, guidati da Ludovico Bianchi, lo assediarono, l’espugnarono e lo demolirono per sempre.

Su Poggio Castiglione, una delle montagne più alte dello spartiacque appenninico, restano le fondamenta, basi murarie e la cisterna seminterrata della rocca con un sommario lavoro di scavo se ne potrebbe rilevare la pianta.

Rocche e Castelli di Romagna, volume 2, p. 156












giovedì 20 maggio 2021

Atlante delle Isole Remote - 38/50 - Oceano Pacifico - "Clipperton"

"La nave da Acapulco non arriva. Un incrociatore americano porta la notizia: nel mondo infuria la guerra, in Messico regna il caos. Sono stati dimenticati. Il loro generale non regna più. // Su tutta l'isola non cresce un filo d'erba. Sotto una manciata di palme c'è una dozzina di maiali, discendenti di un branco naufragato qui. Si nutrono dei granchi del cocco che popolano l'isola a milioni. Non è possibile muovere un passo senza calpestare una delle loro corazze arancioni. Quando il governatore, il capitano Ramón de Arnaud passeggia sulla sua isola, si sente scricchiolare."

 


Clipperton  - (Francia)

10° 18' N

109° 13' O

Superficie: 1,7 kmq

Popolazione: disabitata

Chiamata anche "Isola della Passione"

 

Non voglio raccontarvi la pur interessante storia di  Ramòn de Arnaud, l'ultimo governatore messicano di Clipperton, che, una volta abbandonato dalla sua patria allo scoppio della prima guerra mondiale, decise di rimanere sull'isola fino alla fine dei suoi giorni.

 


 

Parlerò invece dell'altro protagonista di questa isola, il granchio del cocco, che pare essere il più grande artropode terrestre del mondo. Eh?

Dunque, si tratta di un paguro terrestre famoso per la sua abilità nel rompere le noci di cocco con le sue forti chele per mangiarne il contenuto.

No, dico, ... avete mai provato voi ad aprire una noce di cocco? 

Ecco, io si, ero molto giovane a dire il vero, e non avendo praticato nessun corso per venditore ambulante di cocco-bello nelle spiaggie romagnole, ricordo che mi armai di martello ed entusiasmo giovanile, ma sudai le classiche sette camicie per riuscirci.

Invece questo simpatico granchietto che pesa sui 4 kg, ha un corpo lungo 40 cm ed ha un'apertura delle zampe di 1 metro, è dotato di due massicce chele che usa per frantumare e portare alla bocca il cibo. 

Sono in grado di sollevare oggetti pesanti fino a 29 kg., per dire.

 


 

Quindi il granchio del cocco si arrampica sugli alberi, dove taglia le noci di cocco, e una volta cadute a terra cerca di aprirle.

Si è dubitato per lungo tempo sul fatto che il granchio del cocco potesse effettivamente aprire le noci di cocco, tanto è vero che durante alcuni esperimenti alcuni esemplari erano morti di inedia sebbene fossero circondati da noci di cocco. Tuttavia, negli anni ottanta, il biologo tedesco Holger Rumpf riuscì a osservarli e a studiarli mentre effettivamente riuscivano ad aprire noci di cocco in libertà. 

Funziona così: il granchio ha sviluppato una tecnica speciale per fare ciò, e se la noce di cocco è ancora coperta del guscio, usa le sue chele per strapparne via delle strisce, cominciando sempre dal punto con i tre pori germinativi (il gruppo di tre cerchiolini che si trova a una estremità della noce di cocco). 

Una volta che i pori sono visibili, il granchio fa leva con le sue chele contro uno di essi finché si spacca.

Facile no? 

 


Il granchio del cocco viene mangiato dalle popolazioni autoctone del Pacifico ed è considerato una specialità e un afrodisiaco, con un gusto simile all'aragosta e al normale granchio. 

I granchi del cocco possono essere cotti in maniera simile alle aragoste, bollendoli o cuocendoli a vapore e le varie isole hanno una gamma di ricette, ma, sublime contrappasso, sembra che si usi cucinare il granchio del cocco nel latte di cocco. 

 

 

Ah, 

per la cronaca, 

si vendono anche granchi del cocco come animali da compagnia, ad esempio a Tokyo, immagino il dialogo fra i proprietari:

- Cala, hai dato da mangiale al glanchio?

- No, ho finito le noci di cocco, vai tu a compelarle?

 

 

mercoledì 14 aprile 2021

Atlante delle Isole Remote - 37/50 - Oceano Pacifico - "Semisopochnoi"

 

"Un suono di sillabe simile ad una formula magica, un nome russo per una terra americana: Semisopochnoi - forse il punto più a ovest degli Stati Uniti. Nessuno lo vuole scoprire con esattezza. Qui niente è veramente importante. Nessuno ha mai vissuto qui. Non ce ne sarebbe una ragione. Solo di tanto in tanto, arrivano un paio di ricercatori, raccolgono pietre, misurano i crateri e fanno foto panoramiche, sulle quali le catene montuose sembrano quelle che si vedono al cinema."


Semisopochnoi  - Isole Rat (Stati Uniti)

51° 57' N

179° 38' E

Superficie: 221,7 kmq

Popolazione: disabitata


Di primo acchito il nome dell'isola mi fa venire in mente la canzone "Sijmadicandhapajiee" di Paolo Conte, o "Koyaanisqatsi" di Philip Glass, ma poi mi concentro sul significato del suo nome in russo che significa "sette picchi" o "sette vulcani estinti" e allora capisco tutto.



Semisopochnoi è il più grande vulcano delle Aulentine occidentali, ha un'ampiezza di 20 km a livello del mare e una caldera larga 8 km, il punto più alto dell'isola è Anvil Peak (1.221 mt), il cono più attivo è il monte Cerbero di cui è riportata una storica eruzione nel 1873, ma il vulcano ha continuato la sua attività fino agli anni scorsi.
 
E questa è un'oca schiamazzante delle Aulentine,
... molto piacere.  

Branta hutchinsii leucopareia

Ma partiamo col dire che l'isola non ha mammiferi terrestri nativi, e che la maggior parte delle specie di uccelli che nidificano a terra sono state annientate dalle volpi artiche, introdotte nell'isola nel XIX secolo per il commercio delle pellicce e poi rimosse nel 1997.

Evidentemente la pelliccia di volpe artica non andava più di moda.

Attualmente è nelle prime fasi il recupero degli uccelli marini e speriamo che almeno l'Oca schiamazzante delle Aulentine, una nostra vecchia conoscenza, ricordate? e anche la Procellaria delle tempeste, perchè no, riprendano presto a nidificare qua.

Certo che fantasia che hanno 'sti zoologi però eh.
 


Comunque l'isola è stata liberata anche dai ratti ...

... così, giusto per essere sicuri che di animali a quattro zampe non ce ne fossero più in giro.

 

martedì 30 marzo 2021

Atlante delle Isole Remote - 36/50 - Oceano Pacifico - "Pitcairn"

"Non c'è nascondiglio migliore di quest'isola, distante dalle rotte commerciali, segnata erroneamente sulle carte dell'ammiragliato. Si sono ammutinati, se a ragione oppure no lo giudicheranno i posteri. Non c'è ritorno, né per questi uomini, né per le loro donne portate da Tahiti. In Inghilterra finirebbero in prigione, ma a Pitcairn sono tagliati fuori. "Restare qui è solo un altro modo di morire," dice Fletcher Christian quando la sera siedono accanto al fuoco, lo stesso con il quale due marinai nella notte incendiano il Bounty, impedendo così il ritorno a casa, la forca."

 

Pitcairn  (Regno Unito)

25° 3' S
130° 6' O

Superficie: 4,5 kmq

Popolazione: 48 abitanti

 



Pur essendo abitata, Pitcairn non dispone di nessun porto naturale e le rare navi che portano posta e cibo devono ancorarsi al largo, dove sono raggiunte da un'imbarcazione a remi messa in acqua dagli uomini dell'isola.

Oggi per sbarcare sull'isola, bisogna pagare una tassa di ingresso (landing fee) che viene riscossa direttamente allo sbarco su un piccolo molo e dal 1º gennaio 2017 il suo importo è salito a 50 dollari americani.

Per scoprire Pitcairn gli europei dovettero aspettare fino al 1767, ma il capitano Philip Carteret la segnò sulla carta con un errore di circa 150 miglia, e questo fatto cambiò completamente la storia dell'isola.

Nel 1787, la HMS Bounty salpò dal Regno Unito per raccogliere talee dell'albero del pane da trasportare nelle Indie occidentali.

Il Bounty gettò l'ancora per cinque mesi nelle acque di Tahiti e nel frattempo alcuni dei suoi marinai, sconvolti dalla libertà sessuale della popolazione femminile tahitiana, strinsero contatti con la popolazione locale. 

Tre settimane dopo la partenza da Tahiti, stanco dei metodi del capitano e magari con il pensiero ancora  alle fanciulle polinesiane, Fletcher Christian si mise a capo di una ribellione contro il capitano Bligh, il quale fu abbandonato su una scialuppa in mare aperto assieme a 18 membri dell'equipaggio rimastigli leali, mentre il Bounty se ne tornava a Tahiti



Il capitano Bligh si salvò e ritornò a Tahiti per cercare Christian, il quale, dopo quattro mesi di navigazione in fuga fuori dalle rotte conosciute, alla ricerca di un luogo dove sfuggire alla giustizia della marina militare del Regno Unito, nel gennaio del 1790 giunse a Pitcairn; il gruppo, guidato da Christian, contava otto altri ammutinati, sei tahitiani, 12 tahitiane e un bambino. 

Qualche giorno dopo gli ammutinati tagliarono tutti i ponti con il passato dando fuoco al Bounty all'ancora nell'attuale Bounty Bay, ma nonostante le loro buone intenzioni di stabilire una convivenza pacifica, un paio di anni dopo i nuovi abitanti di Pitcairn iniziarono ad ammazzarsi a vicenda. 

Nel 1794 tutti gli uomini polinesiani e cinque degli ammutinati, Christian compreso, erano morti, mentre Young, Adams, Quintal e McCoy continuavano a lanciarsi astiosi sguardi di sottecchi.

Seguirono alcuni anni pacifici, che terminarono quando McCoy scoprì come produrre un micidiale liquore dalle radici di una pianta del luogo. 

Nel 1796, sotto l'influsso della sua invenzione, si gettò in mare con una pietra al collo. 

Qualche anno dopo la moglie di Quintal precipitò nel vuoto mentre cercava uova d'uccello, e in breve tempo gli influssi della bevanda resero Quintal tanto farneticante che Adams e Young dovettero difendersi dai suoi attacchi con un'ascia, impoverendo ulteriormente il patrimonio genetico degli isolani. 

Young morì di asma nel 1800 lasciando John Adams come unico maschio adulto sopravvissuto. 


1831 - incisione di John Adams Wooden House - Pitcairn Island

Ispirato dalla religione, Adams prese le dieci donne e i 23 bambini sotto la propria ala protettrice e cominciò a educarli con i libri trovati sul Bounty.

Adamstown era un piccolo insediamento quando, nel 1808, il Capitano Mayhew Folger della Topaz, una nave statunitense per la caccia alle foche, riscoprì Pitcairn svelando il mistero che per 19 anni aveva avvolto la sorte degli ammutinati del Bounty.

 


Il francobollo di sopra è un'emissione del Regno Unito per le Isole Pitcairn (1940) che mostra il re Giorgio VI e Fletcher Christian,

il francobollo di sotto invece è del 1957, dove è raffigurata la regina del Regno Unito di allora, che poi è sempre quella di adesso, Elisabetta II

E' proprio il caso di dire lunga vita alla regina.


Vabbè, che altro dire ...

per esempio se zoommate sull'isola qua sotto troverete una "Andy's pizzeria", anche se avrei giurato che ci sarebbe stata almeno una "Adams pizzeria" ... e invece no,

beh, meno male però che il "Christian's cafè" esiste davvero ...

Christian's cafe


giovedì 25 marzo 2021

Atlante delle Isole Remote - 35/50 - Oceano Pacifico - "Isola di Pasqua"

Oggi nessuno sa più quanto fossero alte le palme giganti che una volta ricoprivano l'isola. Dal loro tronco sgorgava un succo che, fermentando, diventava un vino dolce come il miele; il legno era utilizzato per costruire le zattere e intrecciare le funi per trasportare le statue. ... Le dodici tribù dell'Isola di Pasqua si sfidano, costruiscono giganti di pietra sempre più grandi e, di notte, abbattono di nascosto quelli degli altri. Sfruttano selvaggiamente il loro pezzo di terra, abbattono anche gli ultimi alberi, segano il ramo su cui stanno seduti, è l'inizio della fine.


Isola di Pasqua  (Cile)

27° 9' S
109° 25' O

Superficie: 163,6 kmq

Popolazione: 3791 abitanti

Chiamata anche "Rapa Nui" o "Te Pit" o "Te Henua" (ombelico del mondo)



Vabbè, 

di quest'isola ormai sanno tutti di tutto, quindi non starò a dilungarmi a riportare cose già note, anche se devo dire la verità, prima di mettermi a curiosare mi aspettavo di trovare un'isola trasformata in una meta turistica di massa, vista la straordinaria popolarità che ha raggiunto, e invece conserva ancora tutta la sua dignità di posto ameno.



Però mi piace ricordare che in Italia, nel paesino di Vitorchiano (Vt), a poche centinaia di metri dal borgo medievale, è possibile ammirare nella zona nel Belvedere un moai, un'enorme scultura alta sei metri caratteristica dell’Isola di Pasqua, e unico esemplare eseguito da un gruppo di indigeni di Rapa Nui fuori dalla loro isola.

Gli affezionati di questo blog probabilmente se lo ricordano,

ma per tutti gli altri ecco qua un comodo link alla cronaca di quel tour in bicicletta nella Tuscia di qualche anno fa, dove i nostri battistrada incontrarono il famoso MOAI di peperino:

Tuscia


Perciò,

giunti a questo punto,

scriverò solamente che all'Isola di Pasqua non esistono le mezze stagioni, questo a causa della sua posizione, con un clima sub-tropicale e temperature medie che si aggirano intorno ai 21° e con uno sbalzo termico quasi nullo tra una stagione e l'altra.

Poi del fatto che l'aliseo soffi per la maggior parte dell'anno in direzione nord-est immagino che non ve ne freghi proprio nulla, ... però se provate a visualizzare in dettaglio la mappa qua sotto la parte orientale dell'isola, è impressionante vedere coma la terra rossa vulcanica sia stata scavata dal vento solo in quel punto.

 



E quindi 

dall'Isola di Pasqua è tutto, 

e se non è proprio tutto, 

è sicuramente abbastanza.

 

lunedì 8 marzo 2021

Atlante delle Isole Remote - 34/50 - Oceano Pacifico - "Pingelap"

Qui persino i maiali sono bianchi e neri, come se gli animali fossero stati creati proprio per loro, per i settantacinque abitanti di Pingelap che non vedono i colori. Né la porpora fiammante dei tramonti, né l'azzurro dell'oceano, né il giallo abbagliante dei frutti maturi della papaia e neanche la scura pervinca nella fitta giungla degli alberi del pane, di palme di cocco e di mangrovie. La colpa è di una piccolissima mutazione del cromosoma numero 8 e del tifone "Liengkieki" che secoli orsono devastò l'isola.


Isola Pingelap  (Isole Caroline) Micronesia

6° 13' N
160° 42' E

Superficie: 1,8 kmq

Popolazione: 250 abitanti




Si chiama acromatopsia e indica l'incapacità totale di percepire qualunque colore e una percentuale significativa della popolazione dell'isola soffre di questo disturbo della vista.

L'acromatopsia completa è normalmente una condizione molto rara e la sua presenza sull'isola è stata fatta risalire al 1775, dopo che un catastrofico tifone spazzò l'isola, lasciando solo circa 20 sopravvissuti. 

Si ritiene che uno di questi, Doahkaesa Mwanenihsed, che allora era anche il sovrano, fosse un portatore della condizione genetica, ma il disturbo dell'acromatopsia apparve solo alla quarta generazione dopo il tifone, aumentando di generazione in generazione.

Oggi l'atollo è ancora di particolare interesse per i genetisti e il disturbo è ora prevalente in quasi il 10% della popolazione, con un ulteriore 30% di portatori non affetti. (In confronto, negli Stati Uniti, solo lo 0,003% ne è affetto). 

Il libro del 1997 "The Island of the Colorblind" del neurologo principale Oliver Sacks fa riferimento all'isola.

È stato riferito che un pescatore dell'isola di Pingelap con questa condizione ha difficoltà a vedere in pieno sole, ma di notte può vedere con una luce molto più debole rispetto a persone con una vista normale; usa questa capacità in una barca di notte agitando una grande torcia accesa per attirare o confondere i pesci volanti, che poi cattura; il pesce volante si comporta come se la torcia fosse la luna. 


fot. Sanne de Wilde

La fotografa belga Sanne de Wilde ha avuto l'idea di mostrare Pingelap attraverso gli occhi dei suoi abitanti e le ha raccolte in questo libro:

The Island of the color blind

La fotografa ha scattato le immagini in bianco e nero  e poi le ha fatte colorare da alcuni suoi pazienti affetti da acromatopsia.

Ovviamente questa isola, è dedicata a Donato, un amico affetto da un altro tipo di malattia legata alla vista, la Stargardt, e che anche senza l'aiuto di un catastrofico ciclone ha pensato bene di coinvolgerlo e fargli compagnia.


venerdì 26 febbraio 2021

Atlante delle Isole Remote - 33/50 - Oceano Pacifico - "Campbell"

 L'8 dicembre 1874 il cielo si rannuvola; durante la notte seguente il tempo si fa instabile e nebbioso. C'era il sessanta percento di possibilità di osservare da qui l'inizio del transito di Venere e il trenta percento di vederne la fine. Il capitano Jacquemart era arrivato a questo risultato quando, un anno prima, aveva trascorso quasi l'intero mese di dicembre sull'isola, osservando il tempo e cercando un posto adatto per l'osservatorio.

 

 

Isola Campbell (Nuova Zelanda)

52° 32' S
169° 9' E

Superficie: 113,3 kmq

Popolazione: disabitata

Remota, aspra e battuta dal vento, Campbell Island (chiamata in lingua māori Motu Ihupuku) è uno dei capisaldi del patrimonio mondiale subantartico della Nuova Zelanda, e se siete degli appassionati di albatri siete nel posto giusto.

Albatri è giusto vero?

Dunque, 

Un albatro,

Due albatri,

Tre alba-tris ...

vabbè, 

l'isola è conosciuta infatti anche come la casa dell'albatro, con sei specie in residenza, tra cui il reale del sud, l'albatro dai sopraccigli neri, dai capelli grigi, dal mantello chiaro e una piccola popolazione di albatro errante di Gibson

 


Campbell Island ha anche una lunga storia di cacciatori di foche, caccia alle balene e allevamento.

Nel 1874 l'isola fu visitata da una spedizione scientifica francese che intendeva assistere al transito di Venere, anche se le condizioni metereologiche non furono delle migliori. Gran parte della topografia dell'isola prende il nome da aspetti o persone legate alla spedizione.

  

 

Campbell Island è ripida e aspra e raggiunge i 569 m a Mount Honey a sud.  

 

Foto: KA Bodmin (NIWA).

Dunque,
visto che l'isola è disabitata continuiamo a parlare di animali ...
 
Alla fine del XIX secolo l'isola divenne un contratto di locazione pastorale. 
 
L'allevamento di pecore fu intrapreso dal 1896 fino a quando l'affitto, insieme alle pecore e ad una piccola mandria di bovini, fu abbandonato nel 1931 a causa della Grande Depressione.

La piccola mandria di bovini rimasta fu sradicata dall'isola nel 1987

Durante gli anni '70 e '80, le pecore selvatiche furono sistematicamente rimosse dall'isola utilizzando due recinzioni che tagliarono l'isola prima a metà e poi di nuovo lasciando circa 1/8 dell'isola da cui furono definitivamente rimossi nel 1991.

I gatti, che erano stati introdotti durante i giorni di allevamento, sono morti per un motivo sconosciuto prima della metà degli anni '90.  

Nel 2001 i ratti norvegesi sono stati eliminati dall'isola nell'ambito del più grande progetto di eradicazione dei ratti al mondo. Lo status dell'isola senza topi è stato confermato nel 2006.

Dopo l'eradicazione, la vegetazione e gli invertebrati si sono ripresi, gli uccelli marini sono tornati e l'alzavola di Campbell Island ( Anas nesiotis ), l'anatra più rara del mondo, è stata reintrodotta nel 2004 dopo un'assenza di molti anni e il beccaccino e il pipit si sono reintrodotti da soli dalle isole periferiche prive di predatori.

 

Alzavola delle Campbell

Lo so,
lo so che anche voi vi starete chiedendo per quale cappero di motivo la prima alzavola guarda verso sinistra, quando è più che mai evidente che la cosa interessante da vedere sta dall'altra parte, 
oh, 
lo dicono anche le due sterne antartiche qua di sotto. 
 
Sterna antartica - Campbell Island. Foto: Jo Hiscock.


domenica 21 febbraio 2021

Atlante delle Isole Remote - 32/50 - Oceano Pacifico - "Banaba"


 "Gli abitanti di Banaba non seppelliscono i loro morti. Appendono i corpi alle loro baracche e li lasciano lì fino a quando la carne non si imputridisce. Solo allora lavano le membra in mare. Conservano poi il corpo separato dalla testa: le ossa sotto la casa, il cranio sotto le pietre delle terrazze, dove i giovani uomini giocano con le fregate".



Isola Banaba (Ocean Island) Repubblica di Kiribati

0° 51' S
169° 32' E

Superficie: 6,5 kmq

Popolazione: 301 abitanti


Pur facendo parte del Commonwealth, la bandiera della Repubblica di Kiribati è una delle poche in Oceania a non raffigurare l'Union Jack britannica.

La loro bandiera raffigura il sole levante su uno sfondo rosso che sorge dal mare e getta 17 raggi, che rappresentano le 16 isole Gilbert e Banaba.

Sopra il sole è disegnata una Fregata minor, (che curiosamente in italiano si traduce in Fregata maggiore) vedremo dopo perché questo uccello è particolarmente importante per l'isola di Banaba, tanto da essere rappresentato sulla Bandiera delle Kiribati e sullo stemma delle Isole Gilbert.

Nel mezzo dell'Oceano Pacifico, a cavallo dell'Equatore e della linea di cambiamento di data, le isole Kiribati comprendono 33 isole (tutte atolli, con la sola eccezione di Banaba), disperse su una zona marittima di circa 3.550.000 kmq e spartite in tre arcipelaghi assai distanti tra loro (arcipelago Gilbert, arcipelago della Fenice e Sporadi equatoriali). Solo 21 di queste isole sono abitate in modo permanente.

Banaba
è la più occidentale e isolata dalle altre, ed era nota anche come isola del guano; il motivo di questo nome si deve al fatto che l'isola è costituita dagli escrementi degli uccelli marini (le fregate), i quali nidificarono su una lieve altura del mare ed i loro escrementi, sprofondando nel mare e nella scogliera, si pietrificarono, formando uno strato di calcare spesso diversi metri ricco di acido fosforico, che andò ad allargarsi nel mare formando quest'isola di fosfato purissimo.

 



La scoperta della presenza del fosfato sull'isola avvenne nel 1900, il cui sfruttamento incessante terminò nel 1979, anno dell'indipendenza delle Kiribati, dopo avere spazzato via il 90% della superficie dell'isola, trasformandola in una vecchia miniera spettrale e abbandonata.

Della vecchia lussureggiante terra tropicale non rimane più nulla e il centro dell'isola, devastato dalle mine, ora è completamente impraticabile.




Lo sfruttamento minerario ha in gran parte spopolato l'isola, i cui abitanti si sono perlopiù trasferiti nell'isola Rabi, nelle isole Fiji, e quei pochi rimasti vivono fra le rovine dei vecchi edifici aziendali sul bordo dell'isola.

Una bella fregata.

 

lunedì 25 gennaio 2021

Atlante delle Isole Remote - 31/50 - Oceano Pacifico - "Floreana"

 ... un'isola solitaria, dove tutti i tentativi di colonizzazione sono falliti. Nel cratere verde di un vulcano spento, Friedrich e Dore fondano la fattoria Frido, costruiscono una baracca di lamiera ondulata e acciaio inossidabile e coltivano uno iugero di terra. Nel loro eremo si vestono solo quando arrivano visitatori. All'inizio sono solo dei curiosi che vogliono alimentare i giornali con le storie di "Adamo ed Eva alle Galapagos"; ben presto, però, cominciano ad arrivare i primi imitatori."Si fa fatica a credere che un fazzoletto di terra così difficilmente raggiungibile come il nostro abbia così tanti visitatori".


Isola Floreana (Isole Galapagos) Equador

1° 18' S
90° 26' O

Superficie: 173 kmq

Popolazione: 100 abitanti

 

Isla Floreana è quasi la più meridionale delle Isole Galápagos, e molto probabilmente la meno interessante. 

Nemmeno Darwin ritenne di doversi fermare a lungo qui, tanto più che nel 1819 un incendio aveva devastato l’isola completamente, non lasciando più alcuna forma di vita.




Di gente strana ce n'è passata su quest'isola, ma partiamo dall'inizio.

Il primo abitante dell'isola Floreana fu Patrick Watkins, un marinaio irlandese abbandonato su quest'isola nel 1807 dal suo capitano per avergli usato un linguaggio offensivo, dove sopravvisse per cira due anni cacciando, coltivando ortaggi e commerciando i suoi prodotti con le imbarcazioni dei balenieri di passaggio in cambio di rum. 

Ogni volta "Irish Pat" (era il suo soprannome) chiedeva di essere trasportato via dall'isola, ma senza alcun risultato, finchè un bel giorno si stancò, rubò una scialuppa da una di queste barche e se ne fuggì con cinque schiavi in Ecuador, arrivando però a Guayaquil da solo, senza gli schiavi, scomparsi misteriosamente. 

Fine della prima storia.

Ah, Watkins è stato l'ispirazione per il capitolo intitolato “L'isola di Hood e l'eremita Oberlus” nel romanzo di Herman Melville, "Las Encantadas"

 


Come? 

in che senso tutto qui? 

siete rimasti delusi dalla storia?

Un attimo, un attimo che ora arriva il bello.

 

Dunque, dopo la partenza di Watkins, l'isola subì alcuni tentativi di colonizzazione, tutti falliti e per alcuni anni divenne una colonia penale, poi negli anni 30' arrivarono alcune novità, sotto forma di coloni tedeschi.

 


I primi furono l'eccentrico berlinese Dr. Friedrich Ritter con la sua cliente/amante Dore Strauch, che nel 1929 abbandonarono le relative famiglie per andare a vivere sull'isola, spinti dalla ricerca della solitudine, per andare "là dove finisce la legge dello stato e regna quella della necessità", tanto da essere soprannominati ironicamente dalla stampa tedesca gli "Adamo ed Eva delle Galapagos". 

L'intento era quello di condurre un'esistenza rudimentale, basata sulla dottrina del Superuomo di Nietzsche.

Scelsero Floreana, oltre per il suo isolamento, anche per il fatto che vi si trovasse l'acqua potabile, ed andarono a costruire la loro casa dentro ad un cratere estinto, e la chiamarono "Fattoria Frido", dall'acronimo dei loro due nomi.

Nelle foto Friedrich non lo vedrete mai sorridere apertamente, anche perché si era fatto estrarre tutti i denti, e per mangiare utilizzava delle protesi metalliche appositamente preparate. 

Sembra che alla base di questa scelta singolare, ci fosse la sicurezza di non dover cedere alla tentazione di mangiare carne in caso di necessità; questo si che vuol dire essere vegetariani convinti.

Ah, per non dovere cedere invece alla tentazione di un altro tipo di carne, dormivano assieme in un letto matrimoniale diviso nel mezzo da un elemento alto circo 30 cm. costruito da Friedrich stesso, da cui si intuisce che il loro rapporto era fondamentalmente più cerebrale che fisico. 

Un bel tipino 'sto Friedrich.

 

Dore Strauch e Friedrich Ritter. Foto: Allan Hancock

I giovani coniugi Heinz e Margaret Wittmer, originari di Colonia, trovarono interessante la loro scelta di vita, tanto da decidere di raggiungerli e di stabilirsi anch'essi sull'isola con il loro figlio adolescente Harry.

Presto nascerà anche Rolf, il primo essere umano nato a Floreana.

 

La famiglia Wittmer. Foto: Zeitgeist Films


Heinz e Margaret andarono ad stabilirsi in una delle caverne situate nel centro dell'isola e utilizzate in precedenza come rifugio dai pirati; il posto era a debita distanza dalla capanna di Friedrich e Dore, in modo da evitare di infrangere i rispettivi desideri di solitudine. 

Per la stampa di allora diventarono "La famiglia Robinson svizzera delle Galapagos".

E fin qui quasi tutto bene, ognuna delle due famiglie conduceva la sua vita sull'isola senza avere praticamente quasi contatti con l'altra, limitando al minimo la frequentazione reciproca. 





Ma i guai iniziarono nel 1932, con l'arrivo dell'eccentrica baronessa austriaca Eloise Wagner de Bosquet con i suoi due amanti Robert Philippson e Rudolf Lorenz, schiavi dei suoi capricci e delle sue manie; 

Eloise voleva costruire sull'isola un hotel di lusso per milionari, l'Hacienda Paradiso, oltre naturalmente a proclamarsi Imperatrice di Floreana.


La Baronessa, Robert Lorenz (a sinistra) e Rudolph Phillipson (in alto).  Smithsonian Institution Archives.


Gli atteggiamenti libertini e l’aria di superiorità con cui la Baronessa gironzolava per l’isola fu motivo di conflitto con i suoi vicini e poi con i suoi stessi amanti, dal momento che ad un certo punto incominciò a favorire Philippson a Lorenz, con il risultato che quest'ultimo maltrattava l'altro picchiandolo, cercando poi rifugio dai Wittmer.

Pian piano il comportamento stravagante della baronessa attirò l'attenzione del mondo esterno e della stampa, con il risultato che i milionari curiosi iniziarono ad accorrere con i loro yatch sull'isola per vedere chi fosse la scandalosa baronessa di cui leggevano sui giornali e provare la singolare esperienza di vivere in una situazione inconsueta.

 


Il 27 marzo 1934, sull’isola Floreana successe qualcosa e da quel giorno la baronessa ed il suo amante Philippson scomparvero.

I coniugi Wittmer e Lorenz affermarono che i due si erano imbarcati su uno yatch di loro amici per Tahiti, chiedendo alla famiglia di sorvegliare la loro casa ed i loro effetti personali in caso di ritorno.

Dora Strauch e Friedrich Ritter invece raccontarono che in quei giorni non si era avvistata nessuna nave di passaggio. La coppia ovviamente non tornò più sull’isola.

Poco dopo e molto frettolosamente Lorenz decise di tornare in Germania, imbarcandosi su una nave diretta in Europa che  però scomparve durante la navigazione e che venne trovata mesi dopo arenata sull’isola di Marchena, insieme con il corpo mummificato di Lorenz sulla spiaggia.

Pochi mesi dopo toccò al vegetariano Dr. Friedrich, che morì di intossicazione dopo aver mangiato carne avariata.

I Wittmer nei loro racconti hanno scritto che Dora Strauch quel giorno era molto strana e che probabilmente aveva atteso che non ci fosse più possibilità di salvare il compagno prima di chiedere aiuto a loro.

Così Dora ritornò a Berlino e i Wittmer, unici sopravvissuti, aprirono un hotel sull'isola, ancora oggi attivo e gestito dai loro discendenti, anche se piuttosto fatiscente; se volete prenotare per dormire da loro, questa è la struttura: il WITTMER LODGE B&B.

 


Margaret Wittmer, una dei coloni originari, è morta nel 2000 all'età di 95 anni, portando con se
la sua versione degli eventi, e cioè che la baronessa se ne partì per Tahiti quel giorno nel 1934.

Ancora oggi non si sa cosa successe veramente sull'isola.

 

THE GALAPAGOS AFFAIR: SATAN CAME TO EDEN è un film documentario del 2013 diretto da Daniel Geller e Dayna Goldfine che racconta delle sparizioni irrisolte nell’isola di Floreana, questo è il trailer:

 

Ah, se ci andate, la vostra cartolina lasciatela dentro a questo barilotto, e prendetene su una di quelle che trovate all'interno destinate al vostro paese da chi le ha lasciate lì prima di voi e una volta a casa speditela ... 

è una vecchia tradizione dei balenieri che lasciavano nella botte le loro lettere, sperando che queste venissero poi raccolte da marinai diretti nelle località verso cui erano indirizzate e che gliele recapitassero.

 


Poi dicono che le poste sono lente, 

provate a spedire una raccomandata da qua e poi vedrete.


Qui trovate un piccolo riassunto della storia fatto da Susy Blady ai tempi di "Turisti per Caso" quando si trovò a passare assieme a Patrizio Roversi da quelle parti:

"Turisti per caso" a FLOREANA


Se invece volete leggerne una versione leggermente romanzata, ma neanche troppo, potete leggervi il racconto "Hôtel del Ritorno alla Natura" di Georges Simenon.

Come? 

uff, si, d'accordo, non c'è il commissario Maigret, ma si potranno leggere anche le altre sue opere? 

o no? 

e se non saranno proprio gialli gialli, saranno almeno gialli pastello, oh.