venerdì 25 dicembre 2020

Atlante delle isole remote - 27/50 - Oceano Pacifico - "Taongi"

... il biologo marino John Naughton, scopre sulla spiaggia di Taongi - l'atollo più settentrionale e più arido delle Isole Marshall, 3600 chilometri ad ovest delle Hawaii - il relitto di una barca. E' la Sarah Joe. // Proprio lì accanto, una croce di legno si innalza su una semplice tomba di pietre accatastate. Un paio di ossa spuntano dalla sabbia. Come si scoprirà, sono i resti di Scott Moorman. Chi lo abbia sepolto qui, e dove sono gli altri, rimane un mistero.


Taongi - (Isole Marshall)

detta anche Bokak 


14° 38' N

169° 0' E

Superficie: 3,2 kmq


Popolazione:
disabitata

 



Taongi (Bokak) è un atollo disabitato, il più settentrionale e il più isolato delle Isole Marshall.  
 
È basso e secco, semidesertico e molto sassoso.  
 
Sono dieci gli isolotti che formano l'atollo, il quale ospita congregazioni di uccelli marini e un raro ecosistema di atollo semi-arido, creando una laguna a forma di mezzaluna di circa 78 kmq.

Il livello dell'acqua della laguna è fino a un metro più alto dell'oceano circostante a causa di un afflusso di acque mosse dal vento sulla barriera corallina sopravento e per la presenza di un solo passaggio stretto della barriera corallina sul lato sottovento, per questo motivo la superficie della laguna si presenta insolitamente calma.

 

 

 

L'11 febbraio 1979, Scott Moorman e quattro compagni salparono dal porto di Hana che si trova sulla costa sud-est dell'isola hawaiana di Maui a bordo del motoscafo di cinque metri "Sarah Joe" e scomparvero in alto mare. La barca e i resti sepolti di Moorman furono scoperti nel 1988 a 3.760 km di distanza su Bokak.

Gli uomini del viaggio erano il trentottenne Benjamin Kalama, il ventisettenne Ralph Malaiakini, il ventisettenne Scott Moorman, il ventiseienne Patrick Woessner e il trentunenne Peter Hanchett

Lasciarono il porto intorno alle 10 del mattino; l'acqua era calma ed era una bella giornata limpida.

All'una del pomeriggio, un vento strano iniziò a soffiare dalle montagne. Era il primo avvertimento che stava per scoppiare una tempesta. Il cambio di direzione del vento preoccupò il padre di Peter, John Hanchett.

Lui e molti altri si recarono sulla battigia per cercare di individuare la barca e i pescatori. Tuttavia, non furono in grado di vedere il Sarah Joe. In poche ore, la tempesta arrivò nella zona, e con essa ​​venti forti e onde, così John uscì nel bel mezzo della tempesta per cercare la barca, tornando alcune ore tornò a riva senza averne trovato traccia.

Il giorno successivo, John tornò per continuare a cercare il Sarah Joe assieme al biologo marino John Naughton, ma di nuovo, uscirono a vuoto. 

Il terzo giorno, il capitano Jim Cushman della Guardia Costiera continuò la ricerca del Sarah Joe in elicottero e in nave. La ricerca si ampliò con il passare dei giorni, tuttavia i ricercatori dovettero affrontare un grosso ostacolo: la barca era dello stesso colore dell'acqua che stavano cercando ed era difficilmente individuabile. 

Cinque giorni dopo la ricerca venne ufficialmente sospesa: un totale di settantatremila miglia era stato perquisito, ma nessuna traccia di Sarah Joe o dei cinque uomini venne trovata.

 


 

Durante le settimane successive, i residenti di Hana setacciarono le spiagge vicine, alla ricerca dei relitti del Sarah Joe, rinunciando alla fine alla ricerca.

Per commemorare il decimo anniversario della scomparsa della barca, la famiglia e gli amici dei marinai scomparsi si riunirono sul molo dove partirono i cinque uomini, e col passare del tempo, sembrò che i ricordi fossero tutto ciò che restava degli uomini scomparsi e di Sarah Joe

Il 9 settembre 1988, il caso della Sarah Joe prese una svolta bizzarra. 

Quel giorno, John Naughton si trovava in una spedizione alla ricerca della fauna selvatica nelle Isole Marshall, 2.000 miglia a ovest di Maui e mentre era nei pressi dell'atollo deserto Taongi, individuò una piccola barca. 

Naughton e il suo equipaggio atterrarono sull'atollo per esaminare il relitto e videro alcuni dei numeri di registrazione sul lato della barca che indicavano che era stata registrata nelle isole hawaiane. 

A circa sessanta metri dal relitto, l'equipaggio di Naughton scoprì una tomba improvvisata. 

Comprendeva un mucchio di rocce coralline e una croce di legno rozza. Trovarono anche una mascella umana che sporgeva dal mucchio di rocce. A quel tempo, non erano sicuri se la tomba fosse collegata alla barca naufragata. Gli uomini non trovarono prove che l'isola fosse abitata, così Naughton prese nota dei numeri di registrazione sulla barca e lasciò il sito indisturbato.

La Guardia Costiera controllò i numeri e stabilì che la barca era il Sarah Joe. Dopo che il relitto venne identificato, venne scavata la vicina tomba, e venne scoperto parte di uno scheletro umano. Le cartelle cliniche stabilirono che i resti appartenevano a uno dei cinque uomini scomparsi: Scott Moorman

Un altro strano indizio emerse quando vennero scoperti dei pezzi di carta insoliti all'interno della tomba, una pila di fogli non rilegata, alternati da fogli di carta stagnola tra ogni pagina. La Guardia Costiera non fu in grado di determinare chi li mise e a quale scopo servivano.

 Gli esperti concordano sul fatto che il Sarah Joe avrebbe potuto andare alla deriva per 2.000 miglia fino alle Isole Marshall, ma il viaggio sarebbe durato circa tre mesi. Tuttavia, secondo il fratello di uno degli uomini scomparsi, un'indagine del governo degli Stati Uniti eseguita sull'atollo Taongi nel 1985 non trovò alcuna traccia del Sarah Joe

Se questo è vero, allora dov'è stato il Sarah Joe tra la sua scomparsa nel 1979 e l'indagine del 1985

Secondo alcuni le carte criptiche trovate con i resti di Scott potrebbero far pensare ad un rituale di sepoltura ancestrale cinese che servono al pagamento di debiti spirituali o a rappresentare il denaro e la fortuna nella prossima vita o a ed è conosciuto come "Joss Paper", "Hell Money" o "Ghost Money", e si tratta di fogli d'oro e d'argento come quelli all'interno dei giornali rappresentano anche denaro o buona fortuna per i morti da portare con sé nella prossima vita.

Le famiglie degli uomini scomparsi assunsero l'investigatore privato Steve Goodenow per esaminare il caso, il quale portò una squadra a Taongi e scoprì una nuova "manciata" di ossa di Scott Moorman vicino alla tomba originale e il motore della barca incuneato sott'acqua nella barriera corallina vicina.

Dato che per entrare all'interno della laguna esiste solo uno stretto canale tra le barriere coralline e le isole, è improbabile che la barca abbia potuto raggiungere la laguna di Taongi senza l'intervento dell'uomo. Goodenow ipotizzò che dei pescatori cinesi abbiano trovato il corpo di Scott e lo abbiano seppellito; teorizzò inoltre che i pescatori non denunciarono l'incidente poiché stavano pescando illegalmente nella zona.  

Robert Malaiakini, fratello del membro dell'equipaggio scomparso Ralph Malaiakini, pensa che Scott si sia legato alla barca per resistere alla tempesta e dubita che qualcuno del Sarah Joe possa essere sopravvissuto alla tempesta e al viaggio di 2.200 miglia fino a Taongi

Targhe per commemorare l'equipaggio sono state installate sull'atollo di Taongi e nella baia di Hana

 

 


In tempi più recenti, nonostante si tratti di un'isola arida, inospitale e senza acqua potabile, in realtà c'è chi ne ambisce la proprietà: un grosso truffatore americano di nome Mark Pedley, ne dichiara la sovranità avendoci proclamato la micronazione (non riconosciuta) del "Dominio di Melchizedek", nota per aver facilitato le frodi bancarie su larga scala in molte parti del mondo durante gli anni '90 e all'inizio degli anni 2000. 

 


 

Insomma, una roba tipo la "Repubblica Esperantistica dell'Isola delle Rose", solo con ideali meno utopici e più venali.


domenica 13 dicembre 2020

Atlante delle isole remote - 26/50 - Oceano Pacifico - "Atlasov"

"Quest'isola non è altro che un'unica montagna solitaria che emerge dai flutti, più alta di tutte le altre perle della catena di isole dalle spiagge nere. La montagna, che il popolo delle Curili chiama Alaid, è più bella del monte Fuji. In inverno sulla vetta di basalto grigio giace la neve, bianca come lo zucchero. Il vulcano, che risale a quaranta-cinquantamila anni fa, è il più settentrionale di una cintura di fuoco di isole sparse e ha un'affasciante forma regolare."


 Atlasov - (Russia)


50° 51' N

155° 33' E

Superficie: 119 kmq


Popolazione:
disabitata

 

 

Vabbè, l'isola è formata essenzialmente dal cono di un vulcano, 

si vede benissimo,

e l'ultima volta che ha eruttato è stato nel 1981.

 


 

La leggenda vuole che quest'isola si sia staccata dalla Kamtchatka.

Il vero motivo che tuttavia non troverete in nessun'altra fonte ufficiale, è che tutti i giocatori di Risiko del mondo, fregandosene degli obiettivi principali ricevuti, la attaccano a prescindere, con tutti i bei mucchietti di carrarmatini ben posizionati per conquistarla, perchè si sa ... chi conquista la Kamtchatka poi alla fine vince tutto.

Quello che invece dice la leggenda è che in seguito alla gelosia delle montagne vicine, invidiose della sua bellezza, la sradicarono e la cacciarono via, lasciando al suo posto il Lago Kuril, che poi sarebbe quel buco azzurro incastonato nella mappa qua sotto ...

 


Ma non fatevi fregare, e ora che sapete la verità 

... la prima volta che giocherete a Risiko, ricordatevi che la colpa è un pò anche la vostra.


martedì 8 dicembre 2020

Atlante delle isole remote - 25/50 - Oceano Pacifico - "Fangataufa"

 

"Il 24 agosto 1968 è tutto pronto per il grande test: la detonazione della prima bomba all'idrogeno francese; è la più grande che sia mai stata esplosa e ha una forza di 2,6 megaton: da cento a mille volte più potente di una bomba atomica. Un pallone aerostatico si innalza con la bomba di 3 tonnellate fino a 520 metri di altezza. ...

In cielo si alza una nuvola gigantesca con una coda affusolata di vapore acqueo. L'onda d'urto si sposta verso l'esterno, getta la sua ombra circolare sulla laguna, sull'atollo, sul mare e spinge l'oceano contro l'orizzonte con un'onda di maremoto."

  

Fangataufa - (Polinesia francese)


22° 15' S

138° 45' O

Superficie: 5 kmq


Popolazione:
disabitata

 


L'accesso alla laguna si trova nella parte settentrionale dell'atollo, ma per entrarci bisogna accordarsi con l'autorità militare locale, che deve autorizzare lo spostamento del dispositivo anti-intrusione che ne ostruisce il passaggio.

Nell'isola c'è anche un aeroporto, abbandonato, costruito per ospitare velivoli da trasporto di medie dimensioni, e si trova sulla costa NE dell'atollo. 

Il primo europeo registrato ad arrivare a Fangataufa fu un ufficiale della marina inglese nella sua veste di esploratore, tale Frederick William Beechey nel 1826.

L'atollo fu abitato fino al XX secolo, ora no.

 

 

 

E per forza che ora è disabitato, 

vacci te a vivere lì, adesso ... 

ma d'altra parte, avendone la necessità, dove vuoi andare a fare esplodere una bomba, se non in uno splendito atollo formato da una piccola barriera corallina che contiene una laguna con la forma di una vasca da bagno proprio in mezzo all'oceano Pacifico? 

 


E quindi alla luce di questa esplosione che cancellò ogni segno di vita nei dintorni, verrebbe da pensare che l'epicentro di una simile esplosione come Fangataufa avrebbe dovuto essere cancellato per sempre, o almeno rimanere una zona morta.  
 
Eppure dopo aver esaminato l'atollo per oltre 30 anni, lo scienziato Bernard Salvat nell'intento di dare risposta a cosa succede dopo l'annientamento nucleare, afferma che le prime forme di vita, i muschi e le piante sono tornate e che la rinascita dei molluschi è avvenuta sorprendentemente in maniera rapida.
 
Il fenomeno si può spiegare verificando il fatto che già nel 1972 i molluschi avevano cominciato a raggrupparsi lungo le rocce, ricolonizzando le pozze di marea e le parti superiori della barriera corallina. Apparentemente poteva sembrare che le stesse popolazioni di molluschi esistenti prima dello scoppio stessero tornando, ma in realtà erano diversi da prima. 

I molluschi si riproducono inviando le loro larve nell'oceano, dove cavalcano le onde e le correnti fino a migliaia di miglia. La maggior parte di queste larve viene mangiata dai pesci e da altre creature, ma i fortunati finiranno per imbattersi in un'isola o in una barriera corallina. Non appena entrano in contatto, sporgono le dita dei piedi e ... zac, si attaccano.

Ciò significa che i nuovi molluschi di Fangataufa non sono emersi dalle ceneri nucleari, come mini fenici sgusciate, ma sono arrivati ​​attraverso le onde, alla deriva da altre isole e scogliere che potrebbero essere state a migliaia di miglia di distanza. A differenza degli animali di Chernobyl, che sono stati colpiti dalle radiazioni per generazioni, le larve di mollusco erano geneticamente fresche.

Nel 2001, un ecologo di nome Stephen Hubbell, la cui specialità erano le foreste tropicali, ha ipotizzato che il luogo in cui si insedia una specie non sia determinato solo dalle condizioni ambientali, ma suggerendo che ogni specie compie una "passeggiata casuale" per determinare dove vivere, definendo questa ipotesi la "teoria neutra unificata della biodiversità".

Con questo cosa volevo dire? 

...

ah, si ... che come diceva anche quel cantante fricchettone negli anni '60, la risposta non sta solo nel vento o nel destino, o nella forza di una specie, o in un disegno ben preciso della natura, tutto si riduce a qualcosa di più casuale.

E se la rinascita dei molluschi a Fangataufa è stata un miracolo, è stato un miracolo del caso.

Oh.

 


 Pensate che ci ha fatto un fumetto anche Hergé con il suo "Tintin"


questo video è stato realizzato con immagini dell'isola che documentano la vita prima dello scoppio della bomba:


 

 

 

 

 

 

 

 

sabato 28 novembre 2020

Atlante delle Isole Remote - 24/50 - Oceano Pacifico - "Macquarie"

 Isola Macquarie - (Australia)


54° 38' S

158° 52' E

Superficie: 128 kmq
Popolazione:
20-40 abitanti

 

Vi piacciono i pinguini?

Ecco, 

su quest'isola ce ne sono tanti, 

ma tanti eh, 

in più ce n'è un tipo che vive solo qua, 

il "Pinguino dal ciuffo dorato".

Photo: Kerry Steinberner

Nel 1948  la Divisione Antartica Australiana creò una base permanente sull'isola, e gli studiosi che ci lavorano sono i soli esseri umani ad aggirarsi da quelle parti.

Anzi, i veri abitanti dell'isola sono le otarie, gli elefanti marini, i pinguini reali dal ciuffo dorato, ma anche quelli reali senza il ciuffo, i pinguini saltatori e quelli dal becco rosso, le procellarie e gli albatros.  

 

Non c'è da stupirsi quindi se chi la scoprì accidentalmente nel 1810, tale Frederick Hasselborough, fosse un cacciatore di foche alla ricerca di nuovi territori.

 

Ma sull'isola ci sono arrivati anche altri animali ... a forza di fare attraccare i numerosi vascelli di passaggio, i topi di bordo hanno pensato bene di fare scalo nell'isola e riprodursi, tanto da costringere gli abitanti della base ad importare dei gatti per cacciarli ed evitare che mangiassero le loro riserve di cibo, con il risultato che i poveri felini oltre a cacciare i topi, sterminarono anche intere colonie di uccelli. 

Ultimi ma non ultimi, i conigli, anch'essi importati dall'uomo, raggiunsero il ragguardevole numero di 100.000 esemplari, divorando le riserve di erbette che costituivano l'unica vegetazione dell'isola.

Insomma, un disastro, 

tanto da costringere l'amministrazione dei parchi della Tasmania ad intervenire in maniera massiccia per eliminare queste specie dannose per l'ecosistema.

 

Photo: Gregory Stone

Nel 1978 l'isola divenne una riserva naturale 

e nel 1997 entrò a far parte dell'elenco dei Patrimoni mondiali dell'umanità dell'UNESCO

 

Se volete dre un'occhiata a che tempo fa ora laggiù o vedere un simpatico time-lapse degli ultimi due giorni dato un'occhiata al seguente sito:

WEBCAM Stazione di ricerca Isola Macquarie 



martedì 17 novembre 2020

Atlante delle Isole Remote - 23/50 - Oceano Pacifico - "Howland"

Isole della Fenice - (Stati Uniti)


0° 48' N

176° 37' O

Superficie: 1,84 kmq
Popolazione: disabitata

 L'Isola Howland è un atollo completamente disabitato e si trova poco a nord dell'Equatore

è una piccola lingua di terra completamente piatta e deserta, formata dalla barriera corallina che è la cresta di un enorme vulcano sottostante. Al di là della barriera corallina le pendici del vulcano spento scendono bruscamente sul profondo fondale dell'Oceano Pacifico equatoriale.

 

 

Se siete dei ritardatari indefessi sappiate che, assieme all'Isola Baker che è sempre da quelle parti, è l'ultimo posto al mondo in cui ogni giorno avviene il cambio della data, e quindi anche a capodanno avrete più probabilità di arrivare puntuali all'appuntamento rispetto a qualsiasi altro posto sulla Terra.


Ma a proposito di appuntamenti mancati, purtroppo è anche l'isola dove il 2 luglio1937 sarebbe dovuta atterrare l'aviatrice statunitense Amelia Earhart durante il suo tentativo di giro del mondo, poi scomparsa in volo.

 

Amelia Earhart oltre ad essere stata la prima donna a trasvolare l'Atlantico in solitaria, e il secondo essere umando dopo Lindbergh, volle sfidare nuovamente il destino per diventare il primo essere vivente a fare il giro del mondo lungo la sua massima circonferenza, quella dell'equatore di 47.000 km. con il monoplano bimotore Lockheed L-10 Electra.

Assieme al suo navigatore Fred Noonan intrapresero l'avventura e nei pressi dell'isola Howland li attendeva una tappa fondamentale per proseguire il loro viaggio. 

 

Purdue University Libraries

Ma ecco l'impresa in breve:

Partirono da Miami il 1º giugno1937 e, dopo diverse fermate in Sud America, in Africa, nel subcontinente indiano e nell'Asia sudorientale, arrivarono a "Lae", in Nuova Guinea, il 29 giugno 1937. A questo punto avevano già percorso 35.000 km, e ne rimanevano da percorrere ancora 11.000 km sopra l'Oceano Pacifico.

Il 2 luglio 1937, a mezzanotte, la Earhart e Noonan decollarono da Lae con l'Electra sovraccarico con destinazione l'Howland, una striscia piatta di terra lunga 2 km, larga 500 m, alta 3 m e distante 4.113 km. La loro ultima posizione riportata fu vicino alle Nukumanu, circa 1.300 km lungo la rotta.

Una imbarcazione della Guardia costiera statunitense "Itasca" era stazionata a Howland, con l'incarico di comunicare con l'aereo di Earhart e guidarlo fino all'isola, una volta che fossero arrivati nelle sue vicinanze.

A causa di una serie di incomprensioni o errori, l'avvicinamento finale a Howland mediante navigazione radio non ebbe successo e l'"Itasca" ricevette trasmissioni voce forti e chiare da Earhart, ma evidentemente lei non ricevette le risposte dalla nave. 

Alle 7:42 del 2 luglio, Earhart trasmise: 

«Dovremmo essere sopra di voi, ma non riusciamo a vedervi, ma il carburante si sta esaurendo. Non siamo riusciti a raggiungervi via radio. Stiamo volando a 1000 piedi» 

Per un certo periodo di tempo l'"Itasca" usò le sue caldaie per generare del fumo e segnalare la posizione dell'isola, ma evidentemente non fu visto. 

Le molte nuvole sparpagliate nell'area sopra Howland sono state citate come un problema: le loro ombre scure sulla superficie dell'oceano avrebbero potuto essere quasi indistinguibili dall'isola, a causa del suo profilo molto piatto.

Di fatto la Earhart, Noonan e l'aereo su cui viaggiavano sparì senza arrivare a destinazione. 

 

Purdue University Libraries



Circa un'ora dopo l'ultimo messaggio registrato della Earhart, l'"Itasca" incominciò una ricerca che risultò infruttuosa a nord e a est dell'isola di Howland, basandosi sulle assunzioni iniziali sulla provenienza delle trasmissioni dell'aereo.

La notizia fece presto il giro del mondo, il Presidente Rooswelt autorizzò le ricerche con l'impiego di nove navi e 66 aerei per un costo stimato di circa quattro milioni di dollari. Le navi e gli aerei impegnati nella ricerca, il cui comandante era amico personale di Amelia, non giunsero sul luogo se non dopo cinque giorni. Le ricerche vennero interrotte il 18 luglio dopo aver cercato su una superficie di 250.000 miglia quadrate di oceano.  

Da allora generazioni di ricercatori hanno indagato invano sulla sua scomparsa, su cui sono state imbastite le ipotesi più fantasiose e non si contano la serie di teorie, ipotesi e presunti ritrovamenti che si sono succeduti.

  


Peter Mc Quarry, mentre effettuava ricerche negli archivi nazionali di Kiribati a Tarawa, venne a conoscenza, attraverso il carteggio fra l’Ufficiale coloniale britannico Gerard Gallagher ed altri funzionari inglesi, della scoperta nel 1940 dei resti di un essere umano nell’isola di "Gardner", un atollo distante 640 km a SE di "Howland", chiamato anche "Nikumaroro". I documenti riportano che parte di uno scheletro umano, danneggiato dai granchi della noce di cocco, era stato rinvenuto sotto un albero vicino ai resti di alcuni uccelli e di una tartaruga. Completano il rinvenimento una suola di scarpa femminile, una bottiglia di liquore americano e una scatola vuota che aveva svolto la funzione di contenitore di un sestante.

 

Nel 1991 il gruppo internazionale senza scopo di lucro per il recupero dell’aereo storico denominato Tighar  sbarca nell'isola di "Gardner", dove trovò e catalogò dei prodotti di bellezza e per la cura della pelle statunitensi che potrebbero essere datati agli anni '30, come scaglie di rossetto e uno specchio in frantumi da una confezione cosmetica da donna, parti di un coltellino tascabile pieghevole, tracce di fuochi da campo recanti lische di uccelli e di pesce, vongole aperte come le ostriche del New England, "gusci vuoti disposti come per raccogliere l'acqua piovana" e bottiglie americane risalenti a prima della seconda guerra mondiale. Quello che sembrava essere l'osso di una falange di un dito umano venne sottoposto al test del DNA, ma i test non sono stati conclusivi sul fatto che si tratti di una tartaruga o di un osso umano.

 


Nel 1990 Hugo Pratt nella storia di Corto Maltese "Mu - la città perduta" fa comparire il personaggio di Tracy Eberhard, una giovane aviatrice americana che atterra fortunosamente in un'isola del Pacifico col suo biplano: il personaggio è un omaggio ad Amelia Earhart, di cui riprende anche la fisionomia. 

 




Nel 1974 l'isola Howland è stata nominata National Wildlife Refuge

qui sotto troverete il link del sito web:

     La fauna sull'isola Howland

I coloni inviati per l'isola a metà degli anni 1930, per stabilire il possesso da parte degli Stati Uniti, costruita la Luce Earhart ( 0 ° 48'20.48 "N 176 ° 37'8.55" W ) , nome dopo Amelia Earhart , come faro diurno o punto di riferimento per la navigazione. Ha la forma di un breve faro . Era costruito in arenaria bianca con bande nere dipinte e una cima nera pensata per essere visibile a diverse miglia dal mare durante le ore diurne. Si trova vicino all'imbarcadero al centro della costa occidentale, vicino al sito di Itascatown. Il faro fu parzialmente distrutto all'inizio della seconda guerra mondiale dagli attacchi giapponesi, ma fu ricostruito all'inizio degli anni '60 dagli uomini della nave della Guardia Costiera statunitense Blackhaw . Nel 2000, il faro si stava sgretolando e non era stato ridipinto da decenni. Isola Howland - https://it.qaz.wiki/wiki/Howland_Island
I coloni inviati per l'isola a metà degli anni 1930, per stabilire il possesso da parte degli Stati Uniti, costruita la Luce Earhart ( 0 ° 48'20.48 "N 176 ° 37'8.55" W ) , nome dopo Amelia Earhart , come faro diurno o punto di riferimento per la navigazione. Ha la forma di un breve faro . Era costruito in arenaria bianca con bande nere dipinte e una cima nera pensata per essere visibile a diverse miglia dal mare durante le ore diurne. Si trova vicino all'imbarcadero al centro della costa occidentale, vicino al sito di Itascatown. Il faro fu parzialmente distrutto all'inizio della seconda guerra mondiale dagli attacchi giapponesi, ma fu ricostruito all'inizio degli anni '60 dagli uomini della nave della Guardia Costiera statunitense Blackhaw . Nel 2000, il faro si stava sgretolando e non era stato ridipinto da decenni. Isola Howland - https://it.qaz.wiki/wiki/Howland_Island
I coloni inviati per l'isola a metà degli anni 1930, per stabilire il possesso da parte degli Stati Uniti, costruita la Luce Earhart ( 0 ° 48'20.48 "N 176 ° 37'8.55" W ) , nome dopo Amelia Earhart , come faro diurno o punto di riferimento per la navigazione. Ha la forma di un breve faro . Era costruito in arenaria bianca con bande nere dipinte e una cima nera pensata per essere visibile a diverse miglia dal mare durante le ore diurne. Si trova vicino all'imbarcadero al centro della costa occidentale, vicino al sito di Itascatown. Il faro fu parzialmente distrutto all'inizio della seconda guerra mondiale dagli attacchi giapponesi, ma fu ricostruito all'inizio degli anni '60 dagli uomini della nave della Guardia Costiera statunitense Blackhaw . Nel 2000, il faro si stava sgretolando e non era stato ridipinto da decenni. Isola Howland - https://it.qaz.wiki/wiki/Howland_Island

 

I coloni inviati per l'isola a metà degli anni 1930, per stabilire il possesso da parte degli Stati Uniti, costruita la Luce Earhart ( 0 ° 48'20.48 "N 176 ° 37'8.55" W ) , nome dopo Amelia Earhart , come faro diurno o punto di riferimento per la navigazione. Ha la forma di un breve faro . Era costruito in arenaria bianca con bande nere dipinte e una cima nera pensata per essere visibile a diverse miglia dal mare durante le ore diurne. Si trova vicino all'imbarcadero al centro della costa occidentale, vicino al sito di Itascatown. Il faro fu parzialmente distrutto all'inizio della seconda guerra mondiale dagli attacchi giapponesi, ma fu ricostruito all'inizio degli anni '60 dagli uomini della nave della Guardia Costiera statunitense Blackhaw . Nel 2000, il faro si stava sgretolando e non era stato ridipinto da decenni. Isola Howland - https://it.qaz.wiki/wiki/Howland_Island

L'unico testimone di quello che è avvenuto davvero sull'isola è questo faro diurno, fatto costruire nel 1930 dagli Stati Uniti per stabilirne il possesso, e queste sono le sue coordinate  0° 48'20.48 "N 176° 37'8.55" W.

Il faro ora porta il nome di Luce Earhart.

I coloni inviati per l'isola a metà degli anni 1930, per stabilire il possesso da parte degli Stati Uniti, costruita la Luce Earhart ( 0 ° 48'20.48 "N 176 ° 37'8.55" W ) , nome dopo Amelia Earhart , come faro diurno o punto di riferimento per la navigazione. Ha la forma di un breve faro . Era costruito in arenaria bianca con bande nere dipinte e una cima nera pensata per essere visibile a diverse miglia dal mare durante le o

 


giovedì 5 novembre 2020

Atlante delle Isole Remote - 22/50 - Oceano Pacifico - "Robinson Crusoe"

Arcipelago Isole Juan Fernández - (Cile)

In spagnolo antico "Isla Más a Tierra"


33° 39' S

78° 50' O

Superficie: 96,4 kmq
Popolazione: 633 abitanti

 

 

Partiamo dall'inizio, l'arcipelago è composto da tre isole e venne scoperto nel 1574 dal navigatore Juan Fernandez nel giorno di Santa Cecilia, e venne così inizialmente battezzato "Islas Santa Cecilia"

Solo alcuni anni più tardi le tre isole vennero rinominate Arcipelago Juan Fernandez e nello specifico ogni isola venne battezzata così: la più grande Más a Tierra (la più vicina a terra), Mas Afuera (la più lontana) e la piccola Santa Clara.

 

Stando a quanto sancì il capitano inglese John Phillips nel Codice dei pirati, la pena per coloro che rubano ai propri compagni o che si rifiutano di combattere è di venire abbandonati su un'isola deserta, con qualche provvista, una bottiglia d'acqua, una pistola e un pò di polvere da sparo. 

Alexander Selkirk era un giovane marinaio scozzese della Royal Navy, di 24 anni, poi diventato corsaro, e non era nè un ladro nè un disertore, era semplicemente esasperato dai continui litigi con il suo capitano, tanto da chiedere lui stesso di essere abbandonato sull'isola di Más a Tierra

 L'isola oggi è abitata, ma nel 1704, quando vi venne abbandonato Alexander , era completamente deserta, e vi rimase per quattro anni e cinque mesi prima che un'altra nave corsara, l'inglese "Duke" comandata da Woodes Rogers si fermi casualmente sull'isola.

 

E' il 31 gennaio 1709 e Alexander può tornare a Londra accolto come un eroe. 



Daniel Defoe si ispirò all'avventura di questo ragazzo per scrivere "Robinson Crusoe" che venne pubblicato nel 1719; nel romanzo Alexander divenne Robinson e i quattro anni e cinque mesi trascorsi nell'isola divennero ventotto anni.

Le due isole maggiori rimasero con il loro nome originale fino agli anni '60 del secolo scorso, finchè Mas a Tierra venne ribattezzata "Robinson Crusoe e Mas Afuera divenne "Alejandro Selkirk" .

 


 Nel 1977 le isole sono state dichiarate dall'Unesco "Riserva Mondiale della Biosfera".

 

Se volete mettere in programma una vacanza sull'isola qui troverete ottime indicazioni e un bel reportage fotografico:

ISOLA DI ROBINSON CRUSOE: DOVE SI TROVA, COME ARRIVARE, COSA C'E' DA SAPERE 

 

ah, dimenticavo, nel 1979 Andrea Pazienza disegnò per Roberto Vecchioni la copertina del suo album intotolato appunto "Robinson, come salvarsi la vita" ... 

 


Alexander prese le fattezze di Vecchioni, con un fucile in mano, in una notte di luna piena su un’isola con una vegetazione lussureggiante, a parte il MOAI che non c'entra nulla, sembra quasi che ci sia stato veramente prima di disegnare la copertina.

 

domenica 3 maggio 2020

Atlante delle Isole Remote - 21/50 - Oceano Pacifico - "Rapa Iti"

dunque a proposito dell'Atlante delle Isole Remote della Judith Shalansky dove eravamo rimasti?
ah, nell'Oceano Pacifico
ora tocca a "Rapa Iti", la versione piccola e meno famosa di "Rapa Nui", che verrà analizzata più avanti.

RAPA ITI

Isole Australi (Polinesia Francese)

27° 36' S

144° 20' O

Superficie: 40 kmq
Popolazione: 482 abitanti



All'estremo sud dell'Arcipelago delle Isole Australi si trova questa isola remota.

E' l'isola abitata più sperduta della Polinesia Francese, sprovvista di piste di atterraggio, raggiungibile solo in nave una volta al mese, composta da due villaggi ed una strada;
Straordinariamente bella, con cime verdi frastagliate che circondano una grande baia. 

In cima alle creste ci sono i resti di dodici antichi forti costruiti dalle antiche tribù di Rapa

George Vancouver fu il primo europeo a scoprire l'isola nel 1791.


A dire la verità, al contrario di quanto successo per le altre isole incontrate fino ad ora, al momento di raccogliere le informazioni mi sono accorto che c'era chi lo aveva già fatto egregiamente prima di me, per cui ecco già e bell'e pronti alcuni siti in italiano che ne parlano in maniera esaustiva, dove si spiega, tra l'altro, che in questo posto così lontano dal mondo "i bambini giocano liberi, accuditi senza distinzione da tutte le famiglie, tanto che si fa fatica a capire quali siano i genitori".

Terra incognita: Rapa Iti

Rivista Etnie: viaggio a Rapa Iti 

E quindi a questo punto posso quindi tranquillamente soffermarmi su quella che è la curiosa vicenda che mi ha portato ad interessarmi a quest'isola, la storia di "Marc Libin":

"Figlio di un fabbro ferraio di Luxeuil in Alta Saône, verso i sei anni inizia a sognare un vecchio che gli insegna una lingua sconosciuta. Verso i 33 anni viene lungamente studiato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Rennes che cercheranno, invano, di decodificare la lingua misteriosa grazie ai primi computer. Casualmente, in un bar della Bretagna, un veterano della marina francese lo sente parlare e riconosce l’idioma che aveva udito in un’isola polinesiana. Conosce una donna, divorziata da un militare che abita non molto lontano. Si recano a casa della signora Meretuini Make; la donna apre la porta, Marc le parla nella lingua sconosciuta e lei gli risponde con naturalezza: era l’antico idioma dell’isola di Rapa che suo nonno, Teraimaeva Make, le aveva insegnato.
rapa iti cultura - marcliblin
Marc Liblin con la moglie.
Marc e Meretuini si sposano e decidono di andare a vivere sull’isola.
Sembrerebbe una storia a lieto fine, al contrario la loro vita a Rapa non fu affatto semplice a causa del difficile adattamento prima e della diffidenza di parte della popolazione, che non capiva come uno straniero potesse parlare la lingua degli antenati e lo considerava un sacrilegio.
Marc visse a Rapa per 16 anni fino al 1998, quando morì a soli 50 anni per un tumore. La vedova abita tuttora sull’isola con uno dei loro quattro figli".



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Ora, come facesse un ragazzo nato e vissuto in Bretagna a parlare una versione antica della lingua di Rapa Iti, usata raramente anche sull'isola solo da 400 anziani autoctoni, resta a tutti gli effetti un bel mistero.

Il povero Marc visse la prima parte della sua vita in Francia, emarginato dalla società per il fatto di parlare prevalentemente una lingua misteriosa al posto del francese, poi, dopo essere stato studiato come un fenomeno da baraccone, dopo avere incontrato Make con lei si trasferì negli ultimi anni della sua vita nell'unico posto dove si parlava la loro lingua.
Là ebbe avendo quattro figli, diventando insegnante di fisica nella scuola locale, ma vivendo di nuovo come un estraneo e in povertà, guardato con diffidenza da una parte della gente nativa.

Ora, se è una storia falsa costruita ad arte, bisogna dire che è stata architettata molto bene,
... qualcuno tira in ballo i fenomeni paranormali ESP,
... altri dicono che sono fenomeni già accaduti altre volte quando si hanno dei traumi cranici e si inizia a parlare un'altra lingua prima sconosciuta (anche se la causa e i sintomi di questo caso non corrispondono a questa sindrome),
... qualcun'altro non crede all'incontro casuale con una persona di un posto così remoto (quante probabilità c'erano di avere nei paraggi di dove è vissuto il ragazzo una persona di Rapa Iti? qualcuno ha calcolato che fosse 1:50.000.000)

Ma d'altra parte Liblin è una persona realmente esistita, e se non sono stati i suoi sogni ad insegnargli il Rapa antico, da dove se lo è inventato?

Niente, deve essere per forza il risultato di una reincarnazione, non può essere altrimenti, e Marc deve essersi portato con se un ricordo di una vita precedente.
Chissà che lingua parla ora.

P.S. Marc lascia una vasta documentazione di migliaia di pagine e diapositive su Rapa Iti, sulle persone, le storie e la lingua del posto che ha cercato di decodificare; il lavoro è incompleto a causa della sua morte prematura, ma, pur vivendo in difficoltà economiche, non ha mai cercato di commercializzare la sua storia per capitalizzarla finanziariamente, l'unico suo obiettivo era quello di essere lasciato in pace sulla sua isola per completare il suo lavoro di ricerca.









giovedì 2 aprile 2020

Croazia 2019 - 8° giorno - da Betina a Split


ed eccoci arrivati al nostro ultimo giorno del tour ciclistico della Croazia 2019,
sempre che non si arrivi in ritardo a prendere il traghetto prenotato per questa sera a Spalato (Split),
- ma a che ora parte stasera?
- boh, al tramonto
vabbè dai dovremmo farcela se non abbiamo imprevisti per strada,
e se non ci facciamo distrarre troppo dalle possibili deviazioni.

Dunque, oggi pedaleremo nella regione spalatino-dalmata,
intanto ora bisogna ritornare indietro da questo posto sperduto
e rifarci tutta la strada fatta ieri per ritornare sulla costa,
dopodichè pedalando verso sud lungo la strada litoranea adriatica D8 (la cosiddetta “Jadranska Magistrala”) inanelliamo in rapida sequenza:

- Vodizze (Vodice),
- Sebenico (Šibenik),
- Brodarica 

oh, bisogna dire che di fronte a Brodarica c’è il più piccolo e popolato isolotto del Mediterraneo:  
Krapanj (0,36 km2), distante soltanto 300 m dalla terraferma.
E' un isolotto dalla tipica architettura dalmata, fatta di casette di pietra e viuzze strette strette ed i suoi abitanti sono noti per la raccolta e la lavorazione delle spugne di mare, ma porcaccia la miseria oggi non abbiamo il tempo di fare deviazioni, stasera ci aspetta il traghetto ...

per cui superiamo il "Morinje bridge" e proseguiamo: 

- Žaborić,
- Grebaštica,
- Capocesto (Primošten)


oh, 
Capocesto val bene una sosta,
è un paesino che sorge su una penisola tondeggiante, 
che però una volta era una una piccola isola rocciosa,
poi nel XVI secolo ci costruirono un ponte mobile,
e alla fine fu collegata con un terrapieno artificiale diventando così penisola.
Poi nel 2017 sul monte Gaj, sempre qua vicino, è stata inaugurata una statua della Madonna di Loreto alta 17,5 mt, patrona di questa città, una roba che assomiglia molto ad un faro, tipo Corcovado sulla Baia di Rio de Janeiro, ma senza le braccia aperte,
ma particolarmente simpatica è invece questa statua posta all'ingresso del paese.


e poi dopo avere fatto il giro del paese riprendiamo a pedalare,


e dopo parecchi chilometri senza incontrare nulla,
ecco che si materializza una specie di miraggio ...

uno di quei ristoranti lungo la strada con tanto di spiedo annesso, però finalmente funzionante
no dai non può essere vero, questa è l'ultima occasione, o lo mangiamo ora o mai più ...



- scusi gentile rosticciere quelli sono agnelli allo spiedo? ah, bene, e si possono mangiare?
- ah, saranno pronti fra un'oretta ... ehm, ma non non possiamo apsettare così tanto, perdiamo il traghetto ...
- ma il maialino non l'avete?
- come no, quello è già bell'e pronto in tavola per essere mangiato
- ah ma allora tre belle porzioni di maialino allo spiedo e una bottiglia di Sabbioncello (Pelješac), per favore ...
beh, ma a pensarci bene
mica abbiamo poi tutta 'sta tanta fretta, noi,
basta poi pedalare più in fretta dopo ...



 

eh, pedala tè in fretta ora,
dopo avere mangiato il maialino allo spiedo e bevuto il Sabbioncello,
patàca, ...


e comunque dai e dai, riusciamo ad arrivare nei pressi di Bossoglina (Marina),

dopodichè ci facciamo tutta l'infilata dei Castelli che dividono l'aereoporto di Spalato con la città:

- Castel Stafileo (Kaštel Štafilić),
- Castelnuovo (Kaštel Novi),
- Castelvecchio (Kaštel Stari),
- Castel Vitturi (Kaštel Lukšić),
- Castel Cambi (Kaštel Kambelovac),
- Castel Abbadessa (Kaštel Gomilica),
- Castel San Giorgio (Kaštel Sućurac)

e finalmente eccoci arrivati a Spalato (Split)



oh, adesso ci facciamo una bella dormita nel traghetto così domattina belli riposati possiamo pedalare da Ancona fino alla Riviera Romagnola a casa, ma chi è già che doveva prenotare le cabine letto?
ah, erano tutte occupate?
vabbè dai, io mi metto qua,
voi?



E per quest'anno è tutto, 
alla prossima escursione.

Buonanotte.