martedì 20 febbraio 2024

Atlante delle Isole Remote - 11/50 - Oceano Atlantico - "Tristan da Cunha"

 

        "Le rivoluzioni sono proclamate sulle navi, le utopie sono vissute sulle isole. ... I naufraghi sono ancora i migliori utopisti. Un nuovo inizio, una vita fondamentalmente migliore, un altro Io, sono possibili. " 


Tristan da Cunha (Regno Unito)

37° 6' S

12° 17' O

Superficie: 104
 kmq

Popolazione: 264 abitanti




E siamo arrivati all'ultima isola, la più solitaria del mondo, il punto abitato dagli esseri umani più lontano da tutto il resto.


Veramente l'ultima isola doveva essere la cinquantesima, ma mi sono accorto di averne saltata una, quella che nel libro è la n°11: "TRISTAN DA CUNA" e forse è un bene averla dimenticata, perché è proprio una gran bella isola per chiudere questo ciclo.

Dunque, è considerata uno degli insediamenti umani più remoti al mondo a causa della distanza dai continenti e della mancanza di porti e aeroporti; può essere raggiunta solo dopo cinque o sei giorni di navigazione.

Fu scoperta nel 1506 dal navigatore portoghese "Tristão da Cunha" mentre navigava sulla rotta per il Capo di Buona Speranza, vide l'isola senza sbarcarvi e le diede il suo nome.

Dopo alcuni tentativi di stabilirsi sull'isola, il 28 novembre 1815 sbarcarono sull'isola 38 militari e 29 civili che costruirono degli edifici sullo stesso posto dove ora sorge il villaggio.

Il 5 maggio 1817 la nave inglese "Conqueror" riportò in Gran Bretagna quasi tutti gli abitanti dell'isola tranne William Glass, sua moglie e due scalpellini che rimasero sull'isola ancora per qualche anno.

Glass e la moglie fondarono la comunità isolana e nel 1817 fu sottoscritta la "Carta dell'Isola" che è ancora in vigore e prevede l'equa distribuzione dei profitti.

Nel 1826 William Glass chiese al duca di Gloucester di portare sull'isola delle donne per i suoi compagni scapoli, tra cui il sessantaquattrenne Thomas Swain che disse che avrebbe sposato la prima donna che avesse messo piede sull'isola.

E così fu: l'anno seguente l'impegno fu mantenuto e il signor Swain poté sposarsi ed avere diversi bambini.

Il 5 settembre 1836 una goletta americana affondò nei pressi dell'isola e tre dei naufraghi sopravvissuti decisero di rimanere permanentemente a Tristan: erano un olandese, un americano e un danese.

Seguirono nuovi sbarchi che portarono a sposarsi alcune delle figlie dei fondatori di Tristan, fino a quando nel 1853 William Glass morì, lasciando il posto di governatore dell'isola a Alexander Cotton.

Il reverendo sudafricato William Taylor, sbarcato sull'isola in quel tempo, se ne tornò a Città del Capo nel 1857 portando con sé 47 persone, lasciando sull'isola solo 23 individui.

Fu quello un periodo particolarmente duro per coloro che rimasero perché, a causa dell'introduzione delle navi a vapore che subivano meno l'influenza delle correnti e dei venti, l'isola rimase fuori dalle rotte commerciali principali ed il passaggio di una nave divenne così un evento molto raro.

Il 3 ottobre 1892 a bordo del brigantino Italia divampò un incendio in pieno Atlantico e il suo comandante, il genovese Rolando Perasso, riuscì a governarlo per sei giorni fino a farlo arenare sui fondali dell'isola, unico approdo possibile in mezzo all'oceano. Tutto l'equipaggio della nave si salvò e dopo il fortunoso sbarco gli uomini furono ospitati dagli abitanti dell'isola.

Il 21 gennaio i naufraghi vennero recuperati dalla nave Wild Rose per essere trasportati a Città del Capo ma due naufraghi, i camogliesi Gaetano Lavarello e Andrea Repetto, decisero di non tornare a Genova nonostante gli ordini del capitano. Oltre ai due liguri vi era anche Marcianesi, un naufrago di Ancona, che però dopo quattro anni lasciò i suoi compagni sull'isola e si trasferì a Città del Capo. I due camogliesi rimasero sull'isola per sempre, ebbero numerosi figli e i loro cognomi sono i due tra gli otto oggi presenti a Tristan.

Durante la seconda guerra mondiale l'arcipelago fu usato come stazione dalla Royal Navy, il primo amministratore del governo britannico si insediò nell'isola in quel periodo e venne introdotto il denaro per pagare gli isolani che lavoravano alla stazione radio e meteorologica, anche se il baratto rimase e rimane ancora oggi il principale metodo di pagamento dell'isola.

Nel 1942 venne costruito il primo ospedale da campo sull'isola, prima i tristaniani si affidavano alle cure familiari e i casi più gravi li imbarcavano sulle navi di passaggio.



Tra il mese di agosto e quello di ottobre del 1961 vi furono una serie di eruzioni e terremoti che culminarono l'8 ottobre con un terremoto più violento che provocò una colata di lava che arrivò a 50 metri dal paese. Il giorno successivo fu decisa l'evacuazione, prima su un'altra isola e poi il 10 ottobre ne fu deciso l'abbandono.

Mentre il governo britannico considerava il trasferimento dei tristaniani nel Regno Unito definitivo ma gli ex isolani non erano dello stesso avviso; molti di loro, non immunizzati, si ammalarono di influenza e morirono durante l'inverno 1962/1963.

Così, dopo che una spedizione ebbe verificato lo stato delle eruzioni, un piccolo gruppo di persone rientrò sull'isola per occuparsi della prima ricolonizzazione e il 10 novembre 1963 la popolazione poté tornare a casa.

Nel 1971 venne costruito il primo ospedale permanente sull'isola, che venne chiamato Camogli Hospital in onore ai due marinai camogliesi che arrivarono sull'isola nel 1892.

Visto che l'attuale popolazione dell'isola discende da 15 antenati, 8 uomini e 7 donne arrivati fra il 1816 e 1908, è normale che esista un'elevata incidenza di problemi di salute legati all'endogamia, come ad esempio il glaucoma.




La cosa che colpisce è che la comunità isolana continua a seguire gli accordi e i principi di uguaglianza fissati da William Glass nel 1817 e dagli altri isolani che crearono le basi che caratterizzano la popolazione tristaniana, secondo i quali le spese e i ricavi vengono egualmente condivisi tra tutti i membri della comunità, evitando quindi che alcuni si arricchiscano sulle spalle degli altri.

Sull'isola i terreni sono tutti di proprietà pubblica, le famiglie coltivano orti e giardini intorno alle loro case e degli appezzamenti dedicati alla coltivazione delle patate in una zona pianeggiante dell'isola, chiamata appunto "Potato Patches".

Ogni famiglia possiede animali da cortile e del bestiame (bovini e pecore, sull'isola non sono presenti maiali), il cui numero è rigorosamente controllato per tutelare i pascoli e per impedire l'eccessivo accumulo di ricchezza.

E' vietato l'acquisto di terreni o l'insediamento a persone non originarie dell'isola.

Sempre secondo questi accordi, quindi secondo le consuetudini degli isolani, ogni disoccupato ha il diritto-dovere di avere un lavoro non appena disponibile, i beni della comunità sono i beni di tutti e non esiste proprietà privata e persone che impartiscano comandi agli altri.

Pensa te.



domenica 18 febbraio 2024

Atlante delle Isole Remote - 50/50 - Oceano Antartico - "Isola di Pietro I"

        "Lars Christensen, armatore e console di Sandefjord, arma la sua baleniera SS Odd I per una spedizione, carica di carbone, la nave lascia il porto di Deception il 12 gennaio 1927. Cinque giorni più tardi raggiungono l'isola: scoperta da più di un secolo, ancora inesplorata e nascosta nella banchisa quasi tutto l'anno. Le girano attorno. Sulla costa occidentale si erge la cima più alta, un vulcano che nessuno sa se dorma soltanto o sia spento per sempre. Su ogni  lato, le sponde ripide sono spoglie e gli scogli di ghiaccio si innalzano quali verticali sul mare impetuoso. ... Lo sbarco rimane un'impresa impossibile." 


Isola di Pietro I (Antartide)

68° 53' S

90° 34' O

Superficie: 156
 kmq

Popolazione: disabitata




Dunque l'isola di "Pietro I", che non si tratta, come si potrebbe essere portati a pensare, del mio amico che mi accompagna ogni tanto nelle escursioni in MTB, ma bensì dell'altrettanto famoso Zar Russo meglio conosciuto come Pietro Il Grande.




E quindi, che dire, anche questa bella isoletta è un vulcano estinto, si trova nel Mare di Bellingshausen ed è ricoperta dai ghiacci e per gran parte dell'anno è circondata dalla banchisa ghiacciata, rendendola quasi inaccessibile.

E' stata rivendicata come dipendenza dalla Norvegia.


Hannes Grobe, CC BY-SA 2.5


L'isola fu avvistata per la prima volta da Fabian Gottlieb von Bellingshausen il 21 gennaio 1821 e prese il nome da Pietro I di Russia ma non riuscì ad avvicinarsi più di 25 km per via dei ghiacci.

Nel gennaio 1910, la spedizione francese guidata da Jean-Baptiste Charcot e la sua nave Pourquoi-Pas confermarono la scoperta di Bellingshausen, ma anche loro non sbarcarono, essendo stati fermati a 5 km dall'isola dalla banchisa.

Solo il 2 febbraio 1929 però qualcuno riuscì a mettere piede sull'isola, quando la seconda spedizione di Nils Larsen e Ola Olstad, finanziata da Lars Christensen, ebbe successo e fu così che venne reclamata dalla Norvegia che la annesse nel 1931



Intorno all'isola c'è un fronte di ghiaccio alto 40 metri e scogliere verticali.

I lunghi tratti di calotte glaciali sono integrati da affioramenti rocciosi.

L'atterraggio è possibile solo in tre punti, e solo durante il breve periodo dell'anno in cui l'isola non è circondata dalla banchisa. 

Questi sbarchi avvengono sul lato ovest presso Kapp Ingrid Christensen, una penisola che divide le baie di Norvegiabukta e Sandejordbukta

Sul promontorio si trovano alcune strette strisce di spiaggia adatte allo sbarco. 

La spiaggia di Norvegiabukta è larga appena 4 metri e vi si accede attraverso l'arco naturale Tsarporten.




Sul lato ovest c'è un altopiano, mentre le coste nord e sud sono caratterizzate da piattaforme di ghiaccio. 

Il lato orientale è il più ripido e presenta due colonne di roccia con le cime piatte nel mare.

L'isola è stata soggetta al Trattato sull'Antartide nel 1961

Dal 1987 sull'isola è presente una stazione meteorologica automatizzata. 



lunedì 12 febbraio 2024

Atlante delle Isole Remote - 49/50 - Oceano Antartico - "Franklin"

       "La HMS Terror e la HMS Erebus hanno dato buona prova di sé tra i ghiacci. Le due bombarde sono sgraziate come due scatole da scarpe ma hanno scafi robusti e quindici tonnellate di pesanti macchine a vapore nel ventre. Sono navi da guerra, preparate per la battaglia contro il ghiaccio. Una mattina - quando la nebbia finalmente si dirada - le due imbarcazioni si trovano in  una baia profonda e bianca che si estende fino a un'isola"


Franklin Antartide

76° 5' S

168° 19' E

Superficie: 33
 kmq

Popolazione: disabitata




Siamo nel tratto di mare più desolato della terra, e l'isola Franklin si trova qua, scoperta nel 1841 da sir. James C. Ross nel suo tentativo di raggiungere il polo sud magnetico.

Decise di chiamare l'isola così in onore dell'esploratore e governatore dell'Artico o Terra di Van Diemen (Tasmania) John Franklin


Francisco Ardini/PNRA


L'isola ha colonie di nidificazione di "Pinguini di Adelia", che poi sarebbero questi qua sotto, facilmente distinguibili per la coda a spazzola e anche le "Foche di Weddel"


https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=104547437


e insomma 'sti benedetti pinguini che devono svernare in Antartide, sembra che gli succeda come agli orsi, quando a primavera si risvegliano, dopo un digiuno di mesi si ritrovano in un posto completamente diverso da quello dove avevano iniziato ad attendere il buio invernale, il ghiaccio è sparito e sono costretti a marciare anche per diversi chilometri prima di arrivare al mare aperto.



Basta,
non è che sia poi molto altro da dire su quest'isola.