domenica 20 marzo 2016

Atlante delle Isole Remote - 4/50 - Oceano Atlantico - "St. Kilda"

"Santa Kilda, tu non esisti. Il tuo nome è solo un sussurro del popolo degli uccelli che vive su un paio di rocce all'estremità del regno, al largo delle Ebridi esterne".
Ne avete avuto abbastanza di isole incastonate in mezzo al ghiaccio del Mare Glaciale Artico?
Eh beh, ok ok, va bene, allora scendiamo un pò verso l'Oceano Atlantico, anche se non di molto, per ora.

Quarta Isola:

"St. Kilda" (arcipelago del Regno Unito)
L'isola più grande è "Hiort o Hirta" in Gaelico.

57° 49' N
  8° 35' O

Superficie: 8,5 Kmq
Popolazione: disabitata.
Altezza massima: 430 m.

wikipedia: Saint Kilda
Il sito di St. kilda - il passato, il presente e il futuro

wikipedia: Hirta

Quei pochi che sono stati a St Kilda e si sono trovati nel villaggio circondato dalle grida di un milione di uccelli marini non possono non essere stati commossi dal luogo e dalla sua storia. Questo minuscolo arcipelago delle Ebridi è un luogo del dramma, un posto a parte. La sua inaccessibilità amplifica la sua lontananza, la creazione di una percezione di essere 'sul bordo del mondo'.
St. Kilda: Patrimonio dell'Umanità



Lo stile di vita predominante a Saint Kilda era l'isolamento.

Quando Martin Martin visitò l'isola nel 1697, l'unico metodo per raggiungerla era attraverso lunghe barche scoperte, il che richiedeva anche giorni e notti di navigazione in oceano aperto, cosa quasi impossibile nei mesi autunnali e invernali. In ogni stagione onde da 13 metri arrivano sulla spiaggia di Village Bay e anche nei giorni di beltempo approdare era difficoltoso. Per citare un esempio della mancanza di contatti tra abitanti di Hirta e il mondo esterno, dopo la Battaglia di Culloden del 1746 si disse che il principe Carlo Edoardo Stuart e alcuni giacobiti anziani fuggirono a Saint Kilda. Venne inviata una spedizione di soldati britannici che vennero traghettati a Hirta. Trovarono un villaggio deserto dal momento che i St Kildani, temendo i pirati, si erano nascosti nelle grotte sul lato occidentale dell'isola. Quando vennero convinti a tornare al villaggio i soldati non solo scoprirono che gli abitanti locali non sapevano neanche dell'esistenza del Giovane Pretendente, ma erano addirittura all'oscuro del precedente regno di Giorgio II di Gran Bretagna. 


Anche nel tardo diciannovesimo secolo i soli mezzi di comunicazione col resto del mondo (in caso di emergenza) si basavano su fuochi accesi sulla cima del monte Conachair, e nella speranza che una nave di passaggio riuscisse a vederli, o attraverso il servizio postale marino di Saint Kilda. Questa idea fu un'invenzione di John Sands che stette sull'isola nel 1877. Durante la sua permanenza un'avaria costrinse sull'isola nove marinai austriaci e da febbraio le scorte di viveri cominciarono a scarseggiare. Sands attaccò un messaggio a un salvagente della Peti Dubrovacki e lo lanciò in acqua. Nove giorni dopo venne raccolto sulle Isole Orcadi, per la precisione su Birsay, e un salvataggio venne organizzato. I St Kildani usarono questa idea per costruire una piccola barca in legno in cui adagiare una piccola bottiglia con un messaggio. La barca veniva fatta partire quando il vento arrivava da nord-ovest e i 2/3 dei messaggi raggiungevano le coste scozzesi o, in alcuni casi, la Norvegia."


Pulcinella di mare (Fratercula arctica)

"Un'altra caratteristica di Saint Kilda era la dieta seguita dagli abitanti.

Gli isolani allevavano pecore e altro bestiame, e riuscivano a coltivare pochi vegetali come orzo, mais e patate nel terreno irriguo di Village Bay. Erano obbligati a evitare la pesca a causa delle pessime condizioni del mare e del tempo imprevedibile. La principale fonte di cibo erano gli uccelli marini presenti sull'isola. Questi uccelli fornivano uova e carne. Le pulcinelle di mare adulte venivano catturate. Lo stile di vita dell'isola venne criticato da Henry Brougham che dopo una visita nel 1799 fece notare che "l'aria è infestata da una puzza quasi insopportabile - un misto di pesce marcio, sporcizia e, schifosi animali acquatici". Uno scavo del Taigh an t-Sithiche effettuato nel 1877 da Sands portò alla luce resti di pecore e altro bestiame oltre a oggetti in pietra. Il sito è databile tra i 1700 e i 2500 anni fa, il che fa supporre che la dieta dei St Kildani sia cambiata poco nel corso dei millenni. Gli oggetti in pietra, invece, sono stati riconosciuti dai Kildani che usano tuttora attrezzi simili.
Donne di St Kildan nel 1886
Fotografia: George Washington Wilson Collection, Università di Aberdeen

Un altro importante aspetto della vita di Saint Kildan è il 'Parlamento' giornaliero. È un momento di ritrovo svolto nelle strade ogni mattina dopo le preghiere, seguito da tutti gli adulti maschi, durante il quale si decidono le attività del giorno. Non esistevano capi e tutti avevano diritto di parola. Secondo Steel (1988) "le discussioni portavano spesso discordie, ma non si ricordano liti tanto aspre da divenire divisioni fisse nella comunità".
Nonostante le privazioni, i Kildani erano in qualche senso fortunati dal momento che erano estranei alle diavolerie della vita degli altri. Martin notò nel 1697 che i cittadini sembravano "più felici delle altre persone per il fatto che erano le uniche persone al mondo ad assaporare la dolcezza della vera libertà". La loro non era una società utopica, gli isolani avevano serrature in legno per delimitare la propria proprietà e multe per i crimini. Nondimeno, non si conoscono residenti coinvolti in guerre, e in quattro secoli di storia non ci sono stati gravi crimini commessi dagli isolani."
Dicevamo che l'isola attualmente è disabitata, ma l'arcipelago è stato ininterrottamente abitato lungo l'arco di almeno due millenni, fin dalla preistoria, tanto che sull'isola sono state rinvenuti diversi resti dell'età del bronzo e tombe sepolcrali vichinghe. 
"Gli abitanti locali vivevano in condizioni molto dure: sopravvivevano sfruttando le migliaia di uccelli marini che nidificavano sull'isola. Vi è un gran numero di cosiddetti 'cleits', rifugi usati come magazzini per conservare la carne essiccata degli uccelli marini, pesci, fieno e zolle erbose. Gli isolani crearono un sistema di auto-governo molto democratico e le decisioni erano prese da un 'consiglio dell'isola', costituito da tutti gli uomini. 
Le navi che visitarono l'isola nel diciottesimo secolo causarono epidemie di colera e vaiolo e, nel 1727, la perdita delle vite fu talmente grave da non mettere più a disposizione abbastanza uomini per guidare le barche. Nuove persone furono portate qui dalla vicina isola di Harris. Dal 1758 la popolazione crebbe fino a 88 unità e raggiunse le 100 alla fine del secolo. Questa cifra rimase stabile fino al 1851 quando 36 isolani emigrarono in Australia a bordo della Priscilla, una perdita da cui l'isola non si risollevò più. 
Il villaggio odierno venne costruito negli anni intorno al 1830, sul vecchio villaggio della baia; 

Nel 1850 ci fu un'ondata di emigranti,  che vi si stabilì di ritorno dall'Australia, tutta gente con un passato da galeotti, che venne relegata sull'unico villaggio dell'isola, nel "Village Bay", con la promessa di qualche pecora e di un'alloggio alquanto spartano.
 Nel diciannovesimo secolo i piroscafi cominciarono a visitare Hirta, permettendo agli isolani di guadagnare dalla vendita di tweed e uova di uccelli, ma a costo della loro autostima visto che i turisti li guardavano come fenomeni da baraccone. Le navi portarono altri problemi, primo fra cui il tetano infantile che uccise circa l'80% dei bambini alla fine del diciannovesimo secolo. La cnatan na gall o tosse-da-nave divenne una cosa naturale sull'isola.
Abitanti di St Kilda nel villaggio
Fotografia: George Washington Wilson Collection, Università di Aberdeen
Risale a quel periodo lo strano fenomeno per cui quasi tutti i bambini che nascevano sull'isola, sanissimi i primi giorni, entro una settimana dalla nascita, morivano per cause sconosciute.
Sicchè le donne dell'isola, per salvare la vita ai loro bambini appena nati, andavano a partorire nelle isole vicine, restando là quel tanto che bastava per superare il primo mese di vita.
All'inizio del ventesimo secolo la scuola venne aperta sull'isola e nel 1906 la chiesa venne ampliata con l'aggiunta della scuola. I bambini del tempo apprendevano l'inglese oltre al gaelico parlato dai genitori. I miglioramenti nell'ostetricia, vietata prima dal reverendo Mackay, ridusse i casi di tetano infantile. Dal 1880 vi fu un viavai continuo di pescherecci che raggiungevano l'Atlantico settentrionale, e che stabilì una tratta commerciale. Si parlo di un'evacuazione nel 1875 durante la presenza di MacKay, ma nonostante la scarsità di cibo in alcuni periodi, e un'epidemia di influenza nel 1913, la popolazione era stabile tra le 75 e le 80 unità, e mancavano le prove che avrebbero fatto prevedere uno spopolamento dell'isola dopo due millenni di vita.
All'inizio della Grande Guerra la Royal Navy mise una stazione di segnalazione su Hirta e vennero stabilite comunicazioni giornaliere con la Gran Bretagna; era la prima volta nella storia di Saint Kilda. A causa di una risposta tardiva un sottomarino tedesco arrivò a Village Bay la mattina del 15 maggio 1918 e dopo aver lanciato un avviso, cominciò a bombardare l'isola. Vennero sparate 72 cannonate e la stazione venne completamente distrutta. La chiesa e il molo vennero danneggiati, ma non ci furono vittime.
In seguito all'attacco venne messo un cannone Mark III QF sul promontorio che si affaccia su Village Bay, ma non sparò mai. L'introduzione di un collegamento continuo e il lento sviluppo di un'economia monetaria modificarono a lungo termine la vita sull'isola, entrambe resero più semplice la vita, ma gli abitanti divennero anche meno autosufficienti. Entrambi questi fattori contribuirono all'evacuazione dell'isola nel decennio successivo.
Ci furono numerosi ragioni che portarono all'evacuazione. Le isole erano esistite per secoli usando solo flebili contatti con il resto del mondo. L'avvento del turismo e la presenza dei militari durante la prima guerra mondiale fece capire agli isolani che esistevano molte alternative alle privazioni che avevano sempre sofferto. Nonostante nel 1902 fosse stato costruito un piccolo molo, le isole restarono dipendenti dalle condizioni atmosferiche. Le autorità non riuscirono a (o non vollero) fare abbastanza per aiutarli, nonostante alcune stazioni radio negassero che i civili dell'isola vennero assistiti con ritardo dai militari al costo di milioni di sterline.
Dopo la prima guerra mondiale molti giovani lasciarono l'isola e la popolazione crollò dalle 72 unità nel 1920 alle 37 del 1928. Dopo la morte di quattro uomini (a causa dell'influenza) nel 1926, e una serie di raccolti disastrosi negli anni 20, la goccia che fece traboccare il vaso fu la morte per appendicite di una giovane ragazza, Mary Gillies, nel gennaio 1930. Il 29 agosto 1930 gli ultimi 36 abitanti vennero spostati su Morvern, in terra di Scozia, per loro stessa richiesta.
Finlay McQueen e sua figlia lavoro nei campi nel 1910
Fotografia: Neil Ferguson Collection

L'isola fu lasciata in eredità al National Trust di Scozia nel 1957 e fu designata come primo sito scozzese inserito nei Patrimoni dell'Umanità nel 1987.

Oggi è possibile visitare l'isola. Il Ministero della Difesa britannico ha costruito una osservatorio militare a Hirta per monitorare la stazione missilistica a South Uist."
Le presenza umane che frequentano l'Isola oggi, preferentemente nei mesi estivi, sono prevalentemente i turisti che decidono di trascorrervi una giornata. 
Per esempio la Kilda Cruises organizza gite di un giorno a St. Kilda.


La crociera fa tappa a Hirta, dove i visitatori sono dotati di una mappa dettaglia dei punti di interesse storico e di proposte di itinerari per visitare l'isola a piedi.  
Vi porta anche nella spettacolare costa di St Kilda, con i suoi imponenti faraglioni e le scogliere abitate da migliaia di uccelli marini.





 


mercoledì 16 marzo 2016

Atlante delle Isole Remote - 3/50 - Mar Glaciale Artico - "Isola del principe Rodolfo"

"I corpi abbaglianti degli iceberg scricchiolano nel sole. La natura qui è povera, nuda e bianca, proprio come sulle carte, sulle quali le macchie vuote sono diventate rare; le ultime aspettano di essere scritte ai margini della sfera: la terra di nessuno dove si trova il luogo privo dei punti cardinali".
 Terza Isola:

"L'Isola del principe Rodolfo"
o "Остров Рудольфа" in Russo,

81° 46' N
58° 56' E

Superficie: 297 Kmq
Popolazione: disabitata.
Altezza massima: 461 m. 


Wikipedia: Isola del Principe Rodolfo

Si trova nella Terra di Francesco Giuseppe, che è un arcipelago situato a nord della Russia, formato da 191 isole coperte dal ghiaccio, di cui l'Isola di Rodolfo è quella più a nord.
A sud il Canale di Neumayer (пролив Неймайера) la separa dalle isole di Hohenlohe e Oktjabrjata.






Scoperta nell'aprile del 1874 da Julius Payer e Carl Weyprecht con la nave Tegetthoff durante la spedizione austro-ungarica al Polo Nord.
Venne chiamata così in onore di Rodolfo d'Asburgo-Lorena.
Il 12 aprile 1874  raggiunsero il Capo Fligely, che dista 911 km dal Polo Nord ed è tradizionalmente ritenuto il punto più a nord dell'Europa, anche se in realtà - come si vede nella mappa - il punto più a nord si trova spostato verso nord-ovest.
"Piantano la bandiera austro-ungarica nella roccia, immergono tragli scogli una bottiglia contenente un biglietto, parole congelate, un messaggio per i testimoni futuri: "Capo Fligely, 12 aprile 1874. 82 gradi, 5', il punto più a nord. Fino a qui e non oltre."


Nel 1900, la spedizione del capitano Umberto Cagni e di Luigi Amedeo di Savoia-Aosta raggiunse il nord e nord-ovest dell'isola, e svernò nella baia di Teplitz prima di tentare di raggiungere il Polo Nord.


Il 20 febbraio 1914 il navigatore, esploratore e cartografo russo Georgy Sedov morì poco prima di raggiungere l'isola durante una spedizione al Polo Nord, e fu sepolto a Capo Auk.

Nel 1926 le isole furono annesse all'Unione Sovietica, e vi si insediarono pochissimi abitanti solo per scopi di ricerca e militari. L'accesso con le navi è possibile solo in pochi mesi durante l'estate, e necessita di permessi speciali.


La Stazione meteorologica polare operativa "Rudolph" su Rudolf Island venne aperta nel mese di agosto 1932, nel primo inverno c'erano 4 persone facenti capo a N.F.Balabinym.  
Un anno dopo la stazione venne messa fuori servizio, e di nuovo proseguirono i lavori durante l'estate del 1936.  
Nel 1936, l'isola è stata la base di partenza della prima spedizione aerea sovietica al Polo Nord. 
A causa dei terreni scoscesi, l'unica zona accessibile agli aerei è una stretta striscia di terra di 300 metri.
Da lì, nel maggio 1937, sono decollati quattro pesanti quadrimotori ANT-6. 


Nel periodo da aprile 1942 fino al 1947 venne di nuovo chiusa. 
L'ultimo periodo di funzionamento è stato dal 1947 al 1995, quando chiuse definitivamente.

Nel 2003, su un promontorio è stata installata una croce di larice di 300 chili.




Foto della spedizione di S.A.R. Luigi Amedeo di Savoia - Duca degli Abruzzi nel 1899 che a bordo della "Stella Polare" il 9 agosto raggiunse la "Baia di Tepliz" - sulla costa occidentale dell'Isola del principe Rodolfo.


"Nel 1899 attrezzata una baleniera, a cui diede il nome di “Stella Polare”, salpò per raggiungere il Polo Nord.  Lo scopo era quello di portarsi con una nave lungo una terra il più settentrionale possibile ovvero l’isola del Principe Rodolfo, la più a nord dell’Arcipelago dell’Imperatore Francesco Giuseppe  e poi da lì, con le slitte trainate da cani, tentare il balzo finale verso il 90° parallelo. La spedizione fu preparata con molta cura e dovizia di materiali, come era solito fare il Duca degli Abruzzi, tanto è vero che all’equipaggio italiano furono affiancati membri norvegesi, come il capitano Evenson, per la loro esperienza della navigazione fra i ghiacci.
La Stella Polare raggiunse l’isola del Principe Rodolfo e si ancorò nella baia di Teplitz a 82° 4′. Era la quarta nave in assoluto che raggiungeva questa latitudine e la prima costeggiando le terre.
Dopo aver costruito il campo base svernarono ed il 19 febbraio, formati tre gruppi, partirono alla volta del Polo Nord. Uno non tornò mai alla base, uno stremato riuscì a rientrare mentre quello guidato dal comandante Umberto Cagni, raggiunse la più alta latitudine mai raggiunta fino allora 86° 34′ N, ma non il Polo. Il Duca non poté partecipare all’ultimo tratto per un congelamento ad alcune dita che gli furono amputate.
La spedizione oltre ad aver raggiunto il punto più a Nord, in assoluto per l’epoca, fu anche un successo per la documentazione scientifica e topografica riportata."

 sotto la rotta che la "Stella Polare" seguì lungo la spedizione artica


foto scattata durante una recente ricerca geologica sull'isola


Video girato durante una spedizione:


Eccone un'altro, con le riprese dalla nave rompighiaccio all’elicottero, sino allo sbarco sull'isola, oltre alla visita a piedei dell’isola stessa, che ovviamente è stata effettuata nel periodo estivo (l’arcipelago si trova infatti quasi completamente oltre il circolo polare artico e durante l’inverno è in totale oscurità).



e infine questo spettacolare video, con le immagini di uno dei più moderni rompighiaccio nucleari costruiti in Russia, il NS 50 Let Pobedy,  mentre naviga per arrivare fino al Polo Nord seguendo parte della rotta fatta più di un secolo fa della "Stella Polare".


Fine.

martedì 8 marzo 2016

Atlante delle Isole Remote - 2/50 - Mar Glaciale Artico - "Isola degli Orsi"

"La nave a vapore Straub giunge nel porto meridionale dell'isola degli Orsi il 30 giugno 1908, alle due del mattino. Il tempo è tetro ma il barometro indica alta pressione. A boro ci sono sette fanatici di ornitologia, quattro preparatori e un armaiolo".
Seconda Isola:

"L'Isola degli Orsi" Bjørnøya
o "Spitzbergen" in Norvegese,

74° 26' N
19° 03' E

Si trova nel Mar Glaciale Artico,
tra Capo Nord e le Isole Svalbard, arcipelago a cui appartiene.

E' un'isola Norvegese.

Superficie: 178 Kmq
Popolazione: 9 abitanti.



Wikipedia: L'Isola degli Orsi

L'isola fu scoperta dagli esploratori olandesi Willem Barents e Jacob van Heemskerck il 10 giugno 1596 e porta questo nome a causa di un orso polare che i due hanno visto non appena sono sbarcati sull'isola. L'isola degli Orsi era considerata terra nullius poiché, prima del 1920, anno in cui fu annessa alla Norvegia e unificata alle isole Svalbard, non era sottomessa a nessuna nazione né era rivendicata.
(Secondo altre fonti invece nel 1898 Theodor Lerner la rivendicò per l'Impero Germanico).
Malgrado la sua natura arida, l'isola è conosciuta per le attività commerciali che si svolgono su di essa, quali l'estrazione di minerali dalle rocce, la pesca e la caccia alla balena.

Nessuna città è presente sull'isola; vi è però sulla costa Nord una stazione meteorologica nella quale vivono permanentemente degli studiosi., che sono gli unici abitanti dell'isola.

Stazione meteorologica Isola degli Orsi - News dal Mar Glaciale Artico




Questi studiosi hanno questo blog.

Dicono che è per loro che vivono nel Mar Glaciale Artico, per coloro che li conoscono e che vivono nel Mar Glaciale Artico semplicemente per chi è curioso di sapere come si vive :

http://bjornoya.blogspot.it/ 

ah, naturalmente è in Norvegese.

Alcune foto dal loro blog:




Bjørnøya è stata dichiarata area protetta nel 2002 per i suoi abbondanti laghi d'acqua dolce e per i rischi ambientali che sta attualmente correndo.


"Bjørnøya (Bear Island) è l'isola più meridionale dell'arcipelago Svalbard, a metà strada tra la Norvegia e Spitsbergen. L'isola è di 178 km 2 di grandi dimensioni e relativamente poco frequentata, ma affascinante. C'è una stazione meteorologica norvegese permanente sulla costa nord dell'isola. La mancanza di baie protette e il tempo con forti venti e nebbie frequenti rendono un pò una lotteria fare visita a Bjørnøya. Bjørnøya è stata dichiarata riserva naturale a pochi anni fa, ci sono regolamenti secondo cui l'accesso ad alcune aree è limitato. La zona intorno alle enormi scogliere nella parte meridionale dell'isola non può essere avvicinata tra il 1 aprile e il 31 agosto, ad eccezione di imbarcazioni di lunghezza inferiore a 40 piedi (A partire dal gennaio 2013, non sono al momento previsti cambiamenti, ma è opportuno verificare con il Governatore delle Svalbard per la conferma ufficiale, aggiornate le informazioni se avete intenzione di visitarla.)
In passato, Bjørnøya era spesso circondata da ghiaccio alla deriva a fine inverno (principalmente marzo-maggio), ma di solito era libera dai ghiacci durante i mesi estivi. In questi giorni, il ghiaccio galleggiante raramente si spinge così a sud".
"L'isola è leggermente in pendenza, raggiungendo altitudini più elevate da nord a sud, che si conclude nel sud e sud-est (Miseryfjellet, alta 536 m). Le coste sono molto spettacolari. Ci sono poche baie e spiaggie, ma alte scogliere, che sono più imponenti sulla punta meridionale. Ci sono diverse colonne di roccia caratteristiche  (Sylen, Stappen, e altre) e grotte, tutte create dalle onde costanti".
"Flora e fauna: L'Isola degli Orsi è in gran parte priva di vita, a parte la fauna di alcuni dei laghi. Alcuni di loro hanno dei salmoni, per lo più piccoli, ma alcuni individui cannibali hanno raggiunto dimensioni considerevoli. Una specie ornitologica è il "Grande Northern Diver". Questo grande uccello è molto raro sul lato est dell'Atlantico, esso è allevato in Groenlandia e per lo più nel nord del Nord America, ma una coppia ha trovato una casa nei pressi di un lago nella parte nord-orientale della Bjørnøya. Di conseguenza, il lago è stato dichiarato zona off-limits, con grande irritazione del personale della stazione meteorologica, che ha perso un buon posto che avevano usato per la pesca.
Biologicamente le parti più importanti del Bjørnøya sono le scogliere ripide con le loro colonie di uccelli marini enormi, soprattutto nella parte meridionale dell'isola. La pesca così come l'industria del petrolio potrebbero minacciare questi importanti siti di riproduzione in futuro. L'isola è protetta, ma è probabile che accada che vengano sfruttati economicamente i mari circostanti. C'è una grande flotta di pesca nella zona.
La fauna dei mammiferi è piuttosto scarsa. L'orso polare, che ha dato il suo nome a Bjørnøya, effettua solo visite occasionali all'isola, quando è circondata dalla deriva del ghiaccio durante l'inverno. Ci sono state enormi colonie di trichechi in passato, che sono stati spazzati via completamente sin dagli inizi del 17 ° secolo".
"Storia: Bjørnøya è stata la prima isola dell'arcipelago Svalbard, che è stata scoperta dall'olandese Willem Barents durante il suo famoso terzo viaggio. Barents raggiunse l'isola su 10 giugno 1596 e la chiamò 'Beeren Eylandt' (in inglese Orsi, in norvegese Bjørnøya) a causa di una lotta drammatica avuta con un orso polare durante la loro prima visita alla costa.
L'isola ha una lunga storia. I cacciatori Pomor così come i cacciatori norvegesi vi hanno svernato molte volte. Nel tardo 19° secolo,  il giornalista tedesco ed esperto polare Theodor Lerner aveva intenzione di stabilirvi una miniera di carbone, ma non vi ha stabilito alcuna attività a lungo termine a causa della mancanza di capitale. Più tardi, una società norvegese ha iniziato l'estrazione del carbone sulla costa nord-est. Queste attività però erano per lo più non economicche, e nel 1920 lo Stato norvegese ne comprò le azioni.
Durante la seconda guerra mondiale, la Germania vi istituì una stazione meteorologica per un paio di mesi, ma con scarso successo.
Più tardi, la Norvegia vi ha mantenuto una stazione, che è ancora in funzione oggi."
Per approfondire potete consultare il seguente link, da dove è stato tradotto parte del materiale che avete trovato qui:

Sito dettagliato sull'Isola 

e se leggete il tedesco troverete molto interessante il seguente libro:

L'Isola Bear - punto di riferimento nella illimitatezza




Questo video invece è stato prodotto da tre avventurosi fratelli, che hanno esplorato a modo loro l'isola.


https://www.facebook.com/bjornoyathemovie/



Fine.

martedì 1 marzo 2016

Atlante delle Isole Remote - 1/50 - Mar Glaciale Artico - "Isola della Solitudine"


L'idea di scrivere queste righe nasce dalla lettura di un libro intitolato
"Atlante delle Isole Remote - Cinquanta isole dove non sono mai stata e mai andrò"
di Judith Schalansky.



Ecco.
Giusto per chiarirlo subito, nemmeno io ci sono mai stato, e molto probabilmente mai ci andrò,
ma queste piccole isole, nascoste nelle pieghe di atlanti ingialliti, negli appunti di vecchi cartografi, piccoli segni nelle carte dei naviganti, hanno avuto su di me un forte fascino, anche quando storie vere e proprie da raccontare non ne esistono.
Si tratta di isole minori, perlopiù dimenticate dal mondo o disabitate, anche se non sempre abbastanza remote da tenere fede all'introduzione del libro, che recita così:
" Con questo atlante, Judith Schalansky ci conduce in cinquanta isole remote, lontane da tutto e da tutti che non troverete mai con Google Earth ..."
e invece qualche cosa si trova sfrucugliando un pò sul WEB,
vediamo cosa salta fuori.