martedì 20 febbraio 2024

Atlante delle Isole Remote - 11/50 - Oceano Atlantico - "Tristan da Cunha"

 

        "Le rivoluzioni sono proclamate sulle navi, le utopie sono vissute sulle isole. ... I naufraghi sono ancora i migliori utopisti. Un nuovo inizio, una vita fondamentalmente migliore, un altro Io, sono possibili. " 


Tristan da Cunha (Regno Unito)

37° 6' S

12° 17' O

Superficie: 104
 kmq

Popolazione: 264 abitanti




E siamo arrivati all'ultima isola, la più solitaria del mondo, il punto abitato dagli esseri umani più lontano da tutto il resto.


Veramente l'ultima isola doveva essere la cinquantesima, ma mi sono accorto di averne saltata una, quella che nel libro è la n°11: "TRISTAN DA CUNA" e forse è un bene averla dimenticata, perché è proprio una gran bella isola per chiudere questo ciclo.

Dunque, è considerata uno degli insediamenti umani più remoti al mondo a causa della distanza dai continenti e della mancanza di porti e aeroporti; può essere raggiunta solo dopo cinque o sei giorni di navigazione.

Fu scoperta nel 1506 dal navigatore portoghese "Tristão da Cunha" mentre navigava sulla rotta per il Capo di Buona Speranza, vide l'isola senza sbarcarvi e le diede il suo nome.

Dopo alcuni tentativi di stabilirsi sull'isola, il 28 novembre 1815 sbarcarono sull'isola 38 militari e 29 civili che costruirono degli edifici sullo stesso posto dove ora sorge il villaggio.

Il 5 maggio 1817 la nave inglese "Conqueror" riportò in Gran Bretagna quasi tutti gli abitanti dell'isola tranne William Glass, sua moglie e due scalpellini che rimasero sull'isola ancora per qualche anno.

Glass e la moglie fondarono la comunità isolana e nel 1817 fu sottoscritta la "Carta dell'Isola" che è ancora in vigore e prevede l'equa distribuzione dei profitti.

Nel 1826 William Glass chiese al duca di Gloucester di portare sull'isola delle donne per i suoi compagni scapoli, tra cui il sessantaquattrenne Thomas Swain che disse che avrebbe sposato la prima donna che avesse messo piede sull'isola.

E così fu: l'anno seguente l'impegno fu mantenuto e il signor Swain poté sposarsi ed avere diversi bambini.

Il 5 settembre 1836 una goletta americana affondò nei pressi dell'isola e tre dei naufraghi sopravvissuti decisero di rimanere permanentemente a Tristan: erano un olandese, un americano e un danese.

Seguirono nuovi sbarchi che portarono a sposarsi alcune delle figlie dei fondatori di Tristan, fino a quando nel 1853 William Glass morì, lasciando il posto di governatore dell'isola a Alexander Cotton.

Il reverendo sudafricato William Taylor, sbarcato sull'isola in quel tempo, se ne tornò a Città del Capo nel 1857 portando con sé 47 persone, lasciando sull'isola solo 23 individui.

Fu quello un periodo particolarmente duro per coloro che rimasero perché, a causa dell'introduzione delle navi a vapore che subivano meno l'influenza delle correnti e dei venti, l'isola rimase fuori dalle rotte commerciali principali ed il passaggio di una nave divenne così un evento molto raro.

Il 3 ottobre 1892 a bordo del brigantino Italia divampò un incendio in pieno Atlantico e il suo comandante, il genovese Rolando Perasso, riuscì a governarlo per sei giorni fino a farlo arenare sui fondali dell'isola, unico approdo possibile in mezzo all'oceano. Tutto l'equipaggio della nave si salvò e dopo il fortunoso sbarco gli uomini furono ospitati dagli abitanti dell'isola.

Il 21 gennaio i naufraghi vennero recuperati dalla nave Wild Rose per essere trasportati a Città del Capo ma due naufraghi, i camogliesi Gaetano Lavarello e Andrea Repetto, decisero di non tornare a Genova nonostante gli ordini del capitano. Oltre ai due liguri vi era anche Marcianesi, un naufrago di Ancona, che però dopo quattro anni lasciò i suoi compagni sull'isola e si trasferì a Città del Capo. I due camogliesi rimasero sull'isola per sempre, ebbero numerosi figli e i loro cognomi sono i due tra gli otto oggi presenti a Tristan.

Durante la seconda guerra mondiale l'arcipelago fu usato come stazione dalla Royal Navy, il primo amministratore del governo britannico si insediò nell'isola in quel periodo e venne introdotto il denaro per pagare gli isolani che lavoravano alla stazione radio e meteorologica, anche se il baratto rimase e rimane ancora oggi il principale metodo di pagamento dell'isola.

Nel 1942 venne costruito il primo ospedale da campo sull'isola, prima i tristaniani si affidavano alle cure familiari e i casi più gravi li imbarcavano sulle navi di passaggio.



Tra il mese di agosto e quello di ottobre del 1961 vi furono una serie di eruzioni e terremoti che culminarono l'8 ottobre con un terremoto più violento che provocò una colata di lava che arrivò a 50 metri dal paese. Il giorno successivo fu decisa l'evacuazione, prima su un'altra isola e poi il 10 ottobre ne fu deciso l'abbandono.

Mentre il governo britannico considerava il trasferimento dei tristaniani nel Regno Unito definitivo ma gli ex isolani non erano dello stesso avviso; molti di loro, non immunizzati, si ammalarono di influenza e morirono durante l'inverno 1962/1963.

Così, dopo che una spedizione ebbe verificato lo stato delle eruzioni, un piccolo gruppo di persone rientrò sull'isola per occuparsi della prima ricolonizzazione e il 10 novembre 1963 la popolazione poté tornare a casa.

Nel 1971 venne costruito il primo ospedale permanente sull'isola, che venne chiamato Camogli Hospital in onore ai due marinai camogliesi che arrivarono sull'isola nel 1892.

Visto che l'attuale popolazione dell'isola discende da 15 antenati, 8 uomini e 7 donne arrivati fra il 1816 e 1908, è normale che esista un'elevata incidenza di problemi di salute legati all'endogamia, come ad esempio il glaucoma.




La cosa che colpisce è che la comunità isolana continua a seguire gli accordi e i principi di uguaglianza fissati da William Glass nel 1817 e dagli altri isolani che crearono le basi che caratterizzano la popolazione tristaniana, secondo i quali le spese e i ricavi vengono egualmente condivisi tra tutti i membri della comunità, evitando quindi che alcuni si arricchiscano sulle spalle degli altri.

Sull'isola i terreni sono tutti di proprietà pubblica, le famiglie coltivano orti e giardini intorno alle loro case e degli appezzamenti dedicati alla coltivazione delle patate in una zona pianeggiante dell'isola, chiamata appunto "Potato Patches".

Ogni famiglia possiede animali da cortile e del bestiame (bovini e pecore, sull'isola non sono presenti maiali), il cui numero è rigorosamente controllato per tutelare i pascoli e per impedire l'eccessivo accumulo di ricchezza.

E' vietato l'acquisto di terreni o l'insediamento a persone non originarie dell'isola.

Sempre secondo questi accordi, quindi secondo le consuetudini degli isolani, ogni disoccupato ha il diritto-dovere di avere un lavoro non appena disponibile, i beni della comunità sono i beni di tutti e non esiste proprietà privata e persone che impartiscano comandi agli altri.

Pensa te.



domenica 18 febbraio 2024

Atlante delle Isole Remote - 50/50 - Oceano Antartico - "Isola di Pietro I"

        "Lars Christensen, armatore e console di Sandefjord, arma la sua baleniera SS Odd I per una spedizione, carica di carbone, la nave lascia il porto di Deception il 12 gennaio 1927. Cinque giorni più tardi raggiungono l'isola: scoperta da più di un secolo, ancora inesplorata e nascosta nella banchisa quasi tutto l'anno. Le girano attorno. Sulla costa occidentale si erge la cima più alta, un vulcano che nessuno sa se dorma soltanto o sia spento per sempre. Su ogni  lato, le sponde ripide sono spoglie e gli scogli di ghiaccio si innalzano quali verticali sul mare impetuoso. ... Lo sbarco rimane un'impresa impossibile." 


Isola di Pietro I (Antartide)

68° 53' S

90° 34' O

Superficie: 156
 kmq

Popolazione: disabitata




Dunque l'isola di "Pietro I", che non si tratta, come si potrebbe essere portati a pensare, del mio amico che mi accompagna ogni tanto nelle escursioni in MTB, ma bensì dell'altrettanto famoso Zar Russo meglio conosciuto come Pietro Il Grande.




E quindi, che dire, anche questa bella isoletta è un vulcano estinto, si trova nel Mare di Bellingshausen ed è ricoperta dai ghiacci e per gran parte dell'anno è circondata dalla banchisa ghiacciata, rendendola quasi inaccessibile.

E' stata rivendicata come dipendenza dalla Norvegia.


Hannes Grobe, CC BY-SA 2.5


L'isola fu avvistata per la prima volta da Fabian Gottlieb von Bellingshausen il 21 gennaio 1821 e prese il nome da Pietro I di Russia ma non riuscì ad avvicinarsi più di 25 km per via dei ghiacci.

Nel gennaio 1910, la spedizione francese guidata da Jean-Baptiste Charcot e la sua nave Pourquoi-Pas confermarono la scoperta di Bellingshausen, ma anche loro non sbarcarono, essendo stati fermati a 5 km dall'isola dalla banchisa.

Solo il 2 febbraio 1929 però qualcuno riuscì a mettere piede sull'isola, quando la seconda spedizione di Nils Larsen e Ola Olstad, finanziata da Lars Christensen, ebbe successo e fu così che venne reclamata dalla Norvegia che la annesse nel 1931



Intorno all'isola c'è un fronte di ghiaccio alto 40 metri e scogliere verticali.

I lunghi tratti di calotte glaciali sono integrati da affioramenti rocciosi.

L'atterraggio è possibile solo in tre punti, e solo durante il breve periodo dell'anno in cui l'isola non è circondata dalla banchisa. 

Questi sbarchi avvengono sul lato ovest presso Kapp Ingrid Christensen, una penisola che divide le baie di Norvegiabukta e Sandejordbukta

Sul promontorio si trovano alcune strette strisce di spiaggia adatte allo sbarco. 

La spiaggia di Norvegiabukta è larga appena 4 metri e vi si accede attraverso l'arco naturale Tsarporten.




Sul lato ovest c'è un altopiano, mentre le coste nord e sud sono caratterizzate da piattaforme di ghiaccio. 

Il lato orientale è il più ripido e presenta due colonne di roccia con le cime piatte nel mare.

L'isola è stata soggetta al Trattato sull'Antartide nel 1961

Dal 1987 sull'isola è presente una stazione meteorologica automatizzata. 



lunedì 12 febbraio 2024

Atlante delle Isole Remote - 49/50 - Oceano Antartico - "Franklin"

       "La HMS Terror e la HMS Erebus hanno dato buona prova di sé tra i ghiacci. Le due bombarde sono sgraziate come due scatole da scarpe ma hanno scafi robusti e quindici tonnellate di pesanti macchine a vapore nel ventre. Sono navi da guerra, preparate per la battaglia contro il ghiaccio. Una mattina - quando la nebbia finalmente si dirada - le due imbarcazioni si trovano in  una baia profonda e bianca che si estende fino a un'isola"


Franklin Antartide

76° 5' S

168° 19' E

Superficie: 33
 kmq

Popolazione: disabitata




Siamo nel tratto di mare più desolato della terra, e l'isola Franklin si trova qua, scoperta nel 1841 da sir. James C. Ross nel suo tentativo di raggiungere il polo sud magnetico.

Decise di chiamare l'isola così in onore dell'esploratore e governatore dell'Artico o Terra di Van Diemen (Tasmania) John Franklin


Francisco Ardini/PNRA


L'isola ha colonie di nidificazione di "Pinguini di Adelia", che poi sarebbero questi qua sotto, facilmente distinguibili per la coda a spazzola e anche le "Foche di Weddel"


https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=104547437


e insomma 'sti benedetti pinguini che devono svernare in Antartide, sembra che gli succeda come agli orsi, quando a primavera si risvegliano, dopo un digiuno di mesi si ritrovano in un posto completamente diverso da quello dove avevano iniziato ad attendere il buio invernale, il ghiaccio è sparito e sono costretti a marciare anche per diversi chilometri prima di arrivare al mare aperto.



Basta,
non è che sia poi molto altro da dire su quest'isola.


lunedì 29 gennaio 2024

Atlante delle Isole Remote - 48/50 - Oceano Antartico - "Deception"

      "E' facile mancare l'entrata, l'ingresso nella caldera non è largo neanche duecento metri. Qui, tra i mantici di Nettuno, alle porte dell'inferno, nelle fauci del drago, la tempesta infuria ininterrottamente. Dietro però, nascosto sotto il vulcano sonnecchiante, c'è il porto più sicuro del mondo: la baia dei balenieri. Gli abitanti chiamano questo posto Nuova Sandefjord."


Deception (Isole Shetland meridionali) Antartide

62° 57' S

60° 38' O

Superficie: 9
8,5 kmq

Popolazione: disabitata




L'Isola Deception, che si traduce in isola dell'Inganno, deve il suo nome all'esploratore americano Nathaniel Palmer il quale, dopo averla visitata il 15 novembre 1820 ed esplorata per un paio di giorni, decise di chiamarla così perché contrariamente a quanto può sembrare dall'esterno non è un'isola normale, ma attraverso una stretta entrata chiamata Neptune's Bellows (Mantice di Nettuno) si accede ad una caldera allagata che forma una grande baia.

I soli luoghi abitati dell'isola sono nelle basi di ricerca scientifica, ma siccome il vulcano è ancora attivo, nel 1967 e nel 1969 vi sono state due violente eruzioni che ne hanno distrutte alcune.

Il soprannome di "Nuova Sandefjord" deriva dal fatto che in Norvegia, nella baia di Oslo, la piccola località di "Sandefjord" è stata plasmata dal settore baleniero, svolgendo un ruolo importante nello sviluppo economico di tutta la zona. Il museo della caccia alle balene del paese è l'unica istituzione europea del suo genere completamente dedicata alla storia di questo comparto economico.






E quindi, ritornando alla nostra isola, la "Baia dei Balenieri" si è ritrovata ad essere nel XX secolo il più vasto ancoraggio per le navi ed i transatlantici utilizzati come fabbriche di lavorazione delle balene non pelagiche.

La stazione baleniera norvegese "Hektor" operò a "Whalers Bay" dal 1912 al 1931.




Durante i giorni di caccia alle balene morirono 45 uomini e il cimitero è ancora visibile dietro la stazione. Oggi la caccia alle balene è regolata dalla Commissione baleniera internazionale.

Verso la fine del secolo scorso l'isola Deception era diventata anche una tappa regolare nell'industria delle crociere in Antartide.


Photo by Peter Prokosch




venerdì 19 gennaio 2024

Atlante delle Isole Remote - 47/50 - Oceano Antartico - "Laurie"

     "Per Allan George Ramsay si avvicina la fine ... lui il capomeccanico della Scotia era seriamente malato. Ma Ramsay decise di non dirlo a nessuno ... voleva vedere con i suoi occhi le pareti bianche del Sud, le montagne di ghiaccio alla deriva, la terra antartica. La vide a febbraio, quando, non potendo spingersi ancora più a sud, decisero di svernare su quest'isola. Il 6 agosto 1903 Ramsay muore per un collasso cardiaco. Due giorni più tardi, i compagni interrano la sua salma nei pressi della spiaggia di sassi a nord della baia Scotia, all'ombra di una montagna alla quale danno il nome del capomeccanico. ... L'assistente di laboratorio Kerr, con indosso il kilt, suona con la cornamusa la lamentazione scozzese ... "


Laurie (Isole Orcadi meridionali) Antartide

60° 44' S

44° 31' O

Superficie:
86 kmq

Popolazione: 14-45 abitanti




Oh, siete contenti che siamo arrivati nell'Oceano Antartico? quello dove ci sono i pinguini, per intenderci, dai diamo un'occhiata a qualche isoletta anche da queste parti.

Iniziamo con  "Laurie Island", che a dirla tutta non ha storie particolarmente accattivanti da raccontare, ma ormai siamo qua ...

Dunque, fa parte delle Isole Orcadi Meridionali che furono scoperte nel 1821 dal cacciatore di foche inglese George Powell sullo sloop "Dove" e dal cacciatore di foche americano Nathaniel Palmer su "James Monroe" durante una spedizione nell'Atlantico meridionale.

L'isola prese il nome da Richard Holmes Laurie che utilizzò le osservazioni di Powell per creare una mappa dell'isola. 

E finalmente nel 1903 arrivò, a bordo della sua nave, la "Scotia", William S. Bruce per condurre il primo studio scientifico completo dell'isola: sbarcò il 29 marzo 1903 quando il ghiaccio si chiuse attorno alla nave costringendola a fermarsi per l'inverno, riuscì a ripartire solo il 27 novembre quando un vento da nord spazzò via il ghiaccio dalla baia.

Durante questo periodo Bruce stabilì una stazione meteorologica sull'isola LaurieScotia Bay


Scotia in Scotia Bay, Laurie Island, South Orkneys



Durante il soggiorno a Scotia Bay molti membri dell'equipaggio si fecero crescere la barba. Durante i mesi invernali, quando si lavorava all'aperto abbastanza spesso, barba e baffi si congelavano e dovevano essere scongelati prima di poter consumare un pasto. 

Sembra che una barba congelata possa essere spezzata senza alcun disagio per il proprietario, mi fido sulla parola.

Quando Bruce ripartì sei uomini furono lasciati sull'isola di Laurie per continuare con le osservazioni meteorologiche e magnetiche, nonché con le indagini sulla fauna selvatica dell'isola.



Il territorio delle Isole Orcadi Meridionali è molto ripido e supera i 400 metri. Promontori audaci, scogliere scoscese e valli profonde piene di ghiacciai non lo rendono il luogo più attraente per l'abitazione umana. 

C'è pochissimo terreno pianeggiante e l'unica spiaggia di una certa dimensione era a Scotia Bay, circa il 90% dell'isola è ricoperta di ghiaccio.



La vegetazione dell'Isola Laurie era molto rada ed era costituita principalmente da muschi e licheni. La vita marina era di grande interesse, in particolare gli uccelli e le foche. La vita sull'isola raggiungeva il suo apice in primavera, quando i pinguini venivano a nidificare e le foche arrivavano con i loro cuccioli.





L'unica persona che perse la vita durante questa spedizione fu l'ingegnere capo Allan George Ramsay.

Si sentì male quando la Scotia era ancora nelle Isole Falkland, ma rimase in silenzio, sapendo che Bruce avrebbe avuto difficoltà a trovare un ingegnere sostitutivo. 

La sua salute peggiorò durante l'inverno e morì di problemi cardiaci il 6 agosto 1903. 

Fu sepolto sul lato nord della spiaggia di Scotia Bay mentre il suonatore di cornamusa suonava "Flowers of The Forest", ascoltiamolo:





domenica 19 marzo 2023

Atlante delle Isole Remote - 46/50 - Oceano Pacifico - "Takuu"

    "Nessun missionario o ricercatore può mettere anche solo un piede su quest'isola. Gli abitanti di Takuu desiderano rimanere tra di loro, fedeli al proprio credo. Hanno bisogno della vicinanza degli spiriti, che un tempo costruirono questo atollo dalle ossa di Oceano, e di quella degli avi che da allora lo proteggono: un anello friabile di sabbia, appena un metro sopra le maree."


Takuu (Papua Nuova Guinea)

4° 45' S

156° 59' E

Superficie: 1,4
 kmq

Popolazione: 560 abitanti




E però insomma, questo atollo sta lentamente scomparendo in seguito all'innalzamento del livello del mare e ai fenomeni legati al cambiamento climatico.

Le isole dell'atollo sono infatti molto basse, e anche se il livello dell'acqua non aumenta di 20 cm all'anno come qualcuno ha sostenuto, gli abitanti dell'isola sono comunque abbastanza preoccupati.
Il mare sta già distruggendo i giardini che nutrono le persone e man mano che il sale diventa più teso, la capacità delle persone di sopravvivere svanisce.


I giardini producono taro e taro gigante, mentre la lente d'acqua dolce dell'isola, che sostiene la vita umana, sta diventando salmastra.


Takuu muore lentamente o rapidamente, ma muore comunque.






La gente di Takuu ha tradizionalmente attribuito grande valore al mantenimento delle loro pratiche indigene e dei siti religiosi. Per proteggere l'isola dalle influenze esterne, il capo ha bandito i missionari cristiani negli ultimi 25 anni.

Solo a quattro ricercatori è stato permesso di trascorrere del tempo sulle isole in quel periodo. Il divieto è stato revocato solo negli ultimi cinque anni, quando i giovani isolani che avevano vissuto e studiato sulla terraferma della Papua Nuova Guinea sono tornati in patria.

Un certo numero di chiese sono state ora stabilite su Nukutoa, l'isola principale delle 13 che formano l'atollo.







La vita tradizionale continua ancora oggi a Takuu.


Le tradizionali case dal tetto di paglia si ergono in file affollate, così vicine l'una all'altra che le gronde quasi si toccano. Ci sono pochi alberi sull'isola a parte le palme da cocco, e la strada principale funge da marae, uno spazio per le cerimonie rituali.


La musica è ancora una parte fondamentale della vita su Takuu. A causa del lungo periodo di isolamento, molti dei canti, delle storie e delle danze indigene sono sopravvissuti.


Il dottor Richard Moyle del "Queensland Conservatorium Research Centre" ha passato anni a documentare e compilare il loro linguaggio e la loro musica.


Moyle, la principale autorità del Pacifico sulla musica tradizionale, ha visitato Takuu per anni, compilando un dizionario e la sua grammatica e musica.


La sua ultima visita lo ha lasciato pessimista e scioccato dai cambiamenti che hanno colpito l'isola che si sta lentamente spopolando e non riesce più ad essere autosufficiente.


martedì 28 febbraio 2023

Atlante delle Isole Remote - 45/50 - Oceano Pacifico - "Isola del Cocco"

   "Un'isola, due carte, tre tesori. August Gissler è sicuro di riportarlo alla luce, l'oro delle scorrerie delle navi battenti bandiera nera, la refurtiva di Edward Davis, il bottino di Benito Bonito e il tesoro di Lima con la madonna a grandezza naturale di oro massiccio. Il figlio dell'industriale di Remscheid, che preferì diventare marinaio piuttosto che direttore di una cartiera, osserva le croci sulle carte e studia le indicazioni: "Nell'angolo più a nord-est della baia di Wafer, in una piccola grotta ai piedi della rupe a tre punte, duecento piedi dietro la linea dell'alta marea"."


Isola del Cocco (Costa Rica)

5° 32' N

87° 4' O

Superficie: 24
 kmq

Popolazione: disabitata



A quanto pare nel periodo fra il XVII e il XIX secolo, andava di moda fra i pirati andare a seppellire i propri bottini nei meandri di questa disabitata isola costaricana.

Ne consegue ovviamente che la moda immediatamente successiva sia stata quella di andare a cercare i tesori dei pirati su quell'isola, seguendo le mappe più o meno farlocche che indicavano il punto preciso dove recuperarli.


A parte che seguire la mappa di un pirata che si fa chiamare Benito Bonito (Bennet Graham) che ha tutta l'aria di essere un bel burlone, mi sa già di una bella fregatura ... e infatti nel punto dove disse di averlo nascosto nel 1824, sotto le scogliere della Wafer Bay, nessuno trovò mai niente.

E non trovò niente nemmeno il ricercatore August Gissler, che fu governatore ufficiale dell'isola nel 1897, e che dedicò buona parte della sua vita fino al 1908 a scavare buche qua e là sull'isola, seguendo tutte le carte che gli riuscì di trovare.
Gissler era poi convinto che sull'isola fosse nascosto anche il leggendario tesoro Inca di Atahualpa,  e per scovarlo suddivise l'isola in cento quadrati, scandagliando metodicamente ciascuno di essi finché la vanga non incontrava la superficie rocciosa.

A dire il vero qualcosa trovò dopo avere scavato per vent'anni ... sei monete d'argento, ma evidentemente non furono sufficienti per continuare a scavare.

Spiaggia di Chatam


Un altro dei famosi tesori che dovrebbe essere nascosto in quest'isola è il "Tesoro di Lima": nel 1820, per sfuggire all'armata Cilena che stava per invadere la città spagnola di Lima, si pensò bene di caricare tutte le immense ricchezze della città sul brigantino "Mary Dear", comandato dal rispettato capitano britannico William Thompson, al quale non sembrò vero di uccidere i soldati ed il prete che erano a bordo, gettare i cadaveri in mare e fuggire verso l'isola del Cocco seppellendo il tesoro suddiviso in 12 casse. 

Dopo qualche peripezia Thompson riuscì a sfuggire agli spagnoli che gli davano la caccia e a ritornare a casa dove, unico superstite della spedizione, rivelò in punto di morte ad un navigatore olandese di nome John Keating il luogo dove era sepolto il tesoro. Keating fece tre spedizioni nell'isola del Cocco, portando a casa ogni volta modeste quantità d'oro, e pure lui, una volta anziano trasmise le informazioni a Nicolas Fitrzgerald, il quale a sua volta le vendette a un australiano di nome Curzon Howe.




L'ultimo dei tesori sembra appartenesse ad un certo William Davies, che lo nascose nell'isola nel 1684; anche questo mai trovato.


Nel tempo si sono susseguite almeno 300 spedizioni di vario tipo, ma nessuna di esse, almeno ufficialmente, ha riportato il successo sperato. 

L'ultima spedizione risale al 1992.

Ora l'isola è una Riserva Naturale e dal 1997 è diventata patrimonio dell'umanità dell'UNESCO per cui se siete alla ricerca di un tesoro, nisba, dovete andare da un'altra parte a cercarlo.


Squalo martello smerlato


Se invece siete degli amanti delle immersioni in mezzo agli squali, allora potete aggregarvi a qualche escursione organizzata, però occhio che mordono, nel 2017 uno squalo tigre femmina uccise una imprenditrice newyorkese che si stava immergendo nei pressi dello scoglio Manuelita.


Isola Manuelita