mercoledì 24 ottobre 2012

Tredozio - Valle del Tramazzo - Valdanda

E' primaveraaa ...
ehm, no, veramente siamo quasi a fine ottobre,
ma si sa,
non ci sono più quelle mezze cose che c'erano una volta,
come è che si chiamavano già?
Ah, si, le mezze stagioni, è vero, ma chi se le ricorda più ormai.

Comunque classico giro con partenza da Tredozio (350 mt slm),
lasciamo l'auto nel parcheggio del "Camping Le Volte" appena fuori dal paese,
e iniziamo a pedalare lungo la strada che risale lungo la "Valle del Tramazzo", che dapprima è asfaltata


e poi diventa bianca


fino ad arrivare fino in cima al "Colle del Tramazzo".
Subito dopo essere entrati nel territorio del Comune di "Portico San Benedetto", prima di proseguire sulla SX verso il crinale che porta, tra l'altro anche alla "Fonte del Bepi", ci concediamo una breve deviazione girando a DX sul sentiero CAI 553 verso il "Cozzo del Diavolo",


il tratto è breve ma impegnativo


toh, ma questa è ... è ... aspetta che lo sò eh

ma si, è la famosa Amanita Falloide, il terrore dei cercatori di funghi, perchè spesso viene confusa altre specie commestibili e miete vittime fra i raccoglitori improvvisati


Beh, una volta arrvati sul "Cozzo del Diavolo", ritorniamo indietro per un divertente sentiero parallelo che ci riporta fino al punto che avevamo lasciato, e da dove proseguiamo lungo il sentiero CAI 553 risalendo sul crinale e continuando fino ad imboccare più avanti la discesa sul sentiero CAI 565 che scende verso i ruderi di "Cà Valdanda" e segue il fosso omonimo che và ad immettersi più a valle nel Torrente Tramazzo.



Cà Valdanda (mt. 882 slm)







e questo cos'è?

Cà Giovannetti (mt. 550 slm)


guado sul torrente Tramazzo



e ritorno sulla strada principale che riporta verso Tredozio

Località "Molino dell'Isola"
e costeggiando le numerose piantagioni di kiwi che abbondano nei dintorni, ritorniamo al punto di partenza

Fine del giro.






venerdì 19 ottobre 2012

Vermeer a Roma - La ragazza con il cappello rosso

Chi si trovasse in questo periodo a girovagare per Roma, non potrebbe fare a meno di notare un pò dovunque, una ragazza con un cappello rosso, che lo guarda, come sorpresa, da sopra una spalla.
Sono i cartelloni pubblicitari della mostra che espone alcune delle opere di Vermeer ed il secolo d'oro dell'arte olandese.


Chi si ricorda quella vecchia canzone di Ivano Fossati, il cui testo recitava grosso modo così:
"un'occhiata da dietro la spalla so, non vuol mai dire no"


Si, d'accordo, lì l'atmosfera era completamente diversa, si trattava di incontri notturni in locali fumosi, fra sguardi in cerca di compagnia, siamo fuori strada.



La ragazza con il cappello rosso di Vermeer invece, si è girata di scatto sentendoci arrivare, ed è come sorpresa di vederci lì; sorpresa ma non dispiaciuta, e dischiude leggermente le labbra come a volerci dire qualche cosa.
In testa indossa un largo cappello rosso e il corpo è avvolto in un elegante mantello di velluto blu.
Un raggio di sole, che proviene da destra, le illumina parzialmente la guancia sinistra.
Le due decorazioni a testa di leone dello schienale della sedia su cui è seduta, sono dipinte come se fossero parti sfuocate di una fotografia.
Sembra infatti che Vermeer utilizzasse una specie di camera oscura per studiare il comportamento della luce e per riprodurne gli effetti nei suoi quadri.
Il quadro è di piccole dimensioni, appena cm 23 x 18, come molti altri capolavori dell'artista olandese, ma sprigiona un fascino incredibile.

Questo quadro ne ha uno quasi gemello, non presente nella mostra di Roma, in cui appare la stessa ragazza, la stessa sedia e lo stesso sfondo, ma in posizione frontale: La ragazza con il flauto.



Registi come Peter Greenaway presero ispirazione, tra gli altri, dai quadri di questo pittore per i loro film; qui sotto, ad esempio, alcune scene di "A Zed and Two Noughts" ("Lo Zoo di Venere" nella versione in Italiano) dove è chiaro il riferimento alla Ragazza con il cappello rosso e ad un'altro quadro del pittore olandese, l'Allegoria della pittura (non presente alla mostra)

J.Vermeer - Allegoria della Pittura

P.Greenaway - Lo Zoo di Venere
P.Greenaway - Lo Zoo di Venere
In questa scena, appesi dietro ai due fratelli gemelli seduti, ci sono altri due quadri di Vermeer: L'Astronomo e Il Geografo.
Una piccola curiosità, il quadro l'Astronomo (a sinistra) è stato volutamente ribaltato dal regista, per ottenere l'effetto di incrociare lo sguardo del Geografo (a destra).

Ok, va bene, va bene, ho capito,
lasciamo perdere il cinema e torniamo alla nostra mostra.

Naturalmente La ragazza con il cappello rosso non è l'unica opera di Vermeer esposta alle Scuderie del Quirinale, ce ne sono molte altre della sua pur limitata produzione:
 "La stradina", "Santa Prassede", "Giovane donna con bicchiere di vino", "La suonatrice di liuto", "Giovane donna seduta al virginale", "Giovane donna in piedi al virginale" e "Allegoria della fede",
ma fosse anche solo per vedere questo quadro, il mio consiglio è quello di fare una capatina a Roma.
Entro il 20 gennaio 2013.

mercoledì 10 ottobre 2012

Io Tuscio, tu Tusci, egli TUSCIA (4/4)

E così siamo arrivati all'ultimo giorno.
Eh già.
Si.
Eh beh.
Che vuoi farci.
Prima o poi le cose finiscono, e quelle belle sembra che lo facciano prima delle altre.
E comunque le mie tornite terga era già da un pò che stavano litigando con il sellino della bici,
e quindi forse è meglio così.

Prima tappa: Bracciano
Colazione al "Principe di Napoli", uno dei migliori caffè che abbia mai bevuto.
Dopodichè riprendiamo a pedalare, costeggiando il lago in direzione antioraria, accompagnati da colline coltivate ad ulivi.

Seconda tappa: Anguillara Sabazia
Ma che paese è mai questo? Dove gli abitanti si distinguono fra quelli originari del posto,
detti "Anguillarini" e quelli provenienti da altri paesi, detti "Anguillaresi".
Mah.

Anguillara Sabazia vista dal lungolago

E poi c'è da dire che qui, da qualche parte, ci sono dei campi da tennis, praticamente abbandonati, dove sembra abbiano girato la seguente scena di un celeberrimo film:
- Allora, ragionere, che fa? Batti? 
- Ma... mi dà del tu?
- No, no! Dicevo: batti lei?
- Ah, congiuntivo!
- Sì!


Sono cose.

Oh, allora finiamo di circumnavigare il lago di Bracciano, passando dalla località di Trevignano Romano.


Lungolago a Trevignano Romano

E mò sono cavoli nostri, perchè dobbiamo risalire i Monti Sabati, per ritornare verso nord, in direzione Sutri, come fossimo dei pellegrini di ritorno da Roma, in cerca della via Francigena per tornarsene a casa.

Terza tappa: Sutri
Epperò qua non si scherza, appena dopo avere superato una antica necropoli etrusca, ci appare lo splendido anfiteatro romano scavato nel tufo che si trova appena fuori dal paese.

L'anfiteatro romano
La piazza centrale di Sutri
Vulgaris paninum cum porchetta
E quello a cavallo raffigurato nello stemma del paese, è Saturno, che porta tre spighe di grano nella mano.
E poi via di nuovo lungo la via Francigena.




Continuiamo a muoverci sinuosi fra le numerose testimonianze etrusche, fra le antiche strade romane e gli antichi rifugi degli anacoreti, fino a giungere a Nepi.

Quarta tappa: Nepi "La città delle acque"
E pensare che ai tempi del Grand Tour, grandi pittori paesaggisti del calibro di Turner e Corot, venivano dall'Inghilterra e dalla Francia per dipingere la campagna romana, soffermandosi in questi piccoli borghi, e rappresentandoli secondo la loro visione romantica del tempo.
Al giorno d'oggi, se va bene, passano dei luloni in bicicletta che scattano distrattamente qualche foto,
e se va male, non passano neanche quelli.
Comunque, una volta oltrepassato il bellissimo acquedotto che si trova sulla strada che porta in città, si inizia ad intravedere la Rocca dei Borgia.
Ah, dimenticavo, l'acqua di Nepi è davvero molto buona. 

La Rocca dei Borgia, all'ingresso al paese

Quinta tappa: Castel Sant'Elia
Subito dopo avere oltrepassato Nepi, ci si imbatte in questo piccolo borgo; qui i più curiosi possono incunearsi verso la chiesa di San Michele Arcangelo, da dove parte un cunicolo scavato nella roccia da un eremita, che porta al santuario meta di pellegrinaggi di Maria Santissima ad Rupes; ci ha messo 14 anni a farlo, e consta di 144 gradini.
Sarà stato della confraternita degli "Hora et scava"


La porta d'ingresso di Castel Sant'Elia

Attraverso un viottolo campestre denominato la "Strada dei Santi", si raggiunge il fondo­valle, dove si trova la "Basilica di Sant'Elia", una delle più suggestive di tutta la regione.

Panorama con la Strada dei Santi a sinistra, che conduce alla suggestiva "Basilica di Sant'Elia", a sua volta incastonata all'interno della spettacolare Valle Suppentonia.

E ora? da che parte si va?
Ma chiediamo a questo signore del luogo:

- Scusi lei, gentile signore, è per caso un Asceta?
- No? Allora è forse un Cenobita?
- Neppure? Ah, ma allora dev'essere per forza un Anacoreta.
- Eggià, che stupido, è vero che qua ne è pieno.
- E come si vive dentro a questa bella grotta scavata nel tufo?
- E' un pò umido? Si, certo, capisco.
- Vabbè, si è fatto tardi eh.
- No no, non si disturbi, faccio da solo.

Sesta tappa: Civita Castellana

Dunque, a volere farla breve, qua visse l'antico popolo guerriero dei Falisci, che si incaponirono a voler combattere contro i Romani, e per cercare di batterli si allearono con tutti, ma proprio con tutti, anche con gli Etruschi, per dire.
Ma dico io, ma se proprio vuoi combattere contro qualcuno, ma scegliti qualcuno meno rognoso da vincere.
Non contro i Romani.
Vabbè, contenti loro.
Comunque oggi Civita Castellana è famosa nel mondo per le ceramiche.

Il Forte San Gallo, dove all'interno si può visitare il Museo Nazionale dell'Agro Falisco
Camille Corot - Civita Castellana (1827)
Settima tappa: Ritorno al B&B di Viterbo
Eh, si fa presto a dire ritorno a Viterbo, ci sono da attraversare i Monti Cimini, e con in pò di pazienza, pedala io che pedali anche tu, arriviamo sul fare della sera ad un B&B di nostra conoscenza, da dove eravamo partiti quattro giorni fa.
Fine del giro.
Alla prossima.


Distanza percorsa oggi km. 101
Dislivello mt. 1651




giovedì 4 ottobre 2012

Io Tuscio, tu Tusci, egli TUSCIA (3/4)

Oh, non chiedetemi perchè, ma sul lago si dorme meglio,
ci si sveglia più ...
più ...
oh, insomma chennesò, va bè diciamo che ci sono dei letti più comodi, va bene?


Prima tappa: Marta
E poi questa cosa di 'sto paese che si chiama Marta, chessò, come fosse una cugina di terzo grado dimenticata o una lontana morosa dei tempi dell'adolescenza, beh, se devo dire perchè non lo so, ma a me questo posto mi piace.
Comunque risveglio sul lago di Bolsena, colazione in giardino e giretto turistico per il paese,
con tanto di incontro dei pescatori di ritorno dalla pesca.



L'ingresso di una trattoria del paese
Lasciamo il Lago di Bolsena e ci dirigiamo verso Viterbo, vale la pena ad un certo punto, di fare una piccola deviazione: si lascia la strada asfaltata e si gira a destra per una carraia polverosa.

Seconda tappa: Bagnaccio
Il Bagnaccio è un'area termale gratuita che si trova a pochi chilometri da Viterbo; ha delle sorgenti di acqua termale con temperature che superano i 60°C, ed è in aperta campagna, tanto che è praticamente impossibile trovarla senza che qualcuno del posto ti indichi la strada.
Non ci sono servizi, se si escludono due tavoli con delle panche di legno sotto ad un albero di fico, dove eventualmente consumare una merenda o un pranzo al sacco.
Quando passiamo noi le vasche utilizzabili per i bagni sono solo due, rispetto alle cinque esistenti, ma sono più che sufficienti per consentirci una piacevole sosta termale.




Le sorgenti da cui esce l'acqua termale, per poi essere condotta nelle vasche tramite piccoli canali

Dopo avere curato il corpo decidiamo di proseguire alla volta di Viterbo.



Terza tappa: Viterbo "La città dei papi"

La città è costituita da un vasto centro storico di origine medioevale, racchiuso da mura, ed è famosa per il trasporto della "Macchina di Santa Rosa", che non è un nuovo modello FIAT di Marchionne quando viene trainata da un carro attrezzi, ma una tradizionale e spettacolare manifestazione che si svolge annualmente il 3 settembre, in onore della Santa patrona: si tratta di far trasportare a spalla da cento uomini una struttura alta 30 metri e del peso di 52 quintali, per le strade buie della città.

Foto di una locandina che pubblicizza l'evento nei pressi della Chiesa di S. Rosa, con riflesso di un ciclista nel vetro
Comunque, dopo avere vagabondato un poco a zonzo per i vecchi quartieri del centro storico, riprendiamo il viaggio in direzione sud, scrutando nell'orizzonte il profilo austero dei Monti Cimini.

Quarta tappa: San Martino al Cimino
A pochi chilometri a sud di Viterbo, sulla via Francigena, si trova questo piccolo paesino, caratterizzato da un centro medioevale che circonda l'Abbazia cistercense e l'adiacente Palazzo Doria-Pamphili.

Ingresso al paese da una delle due porte, con l'Abbazia sullo sfondo

Il Palazzo Doria-Pamphili
Si dice che in questo palazzo sia possibile ammirare un rarissimo esempio di stanza da letto con soffitto a cassettoni mobile, in grado di alzarsi ed abbassarsi grazie ad un sistema di carrucole.
Speriamo che non lo venga a sapere il signor Ikea, sennò va a finire che mi tocca passare le prossime vacanze di Natale a montare un soffitto a cassettoni a casa, con una chiave a brugola.

Particolare della torre campanaria destra dell'Abbazia
Che ora è?
E' tardi, è tardi, è tardi,
bisogna riprendere a pedalare, se vogliamo arrivare prima del buio fino a Bracciano.

Però potevate anche dirmelo che la strada che da San Martino al Cimino si dirige verso il Lago di Vico, che attraversa i Monti Cimini, è una Salita con la esse maiuscola.
Comunque, dai e dai, anche questa è fatta, e una volta arrivati in cima al passo, inizia una bellissima discesa verso sud, che costeggia tutto il lato occidentale del lago, in mezzo ad un verde lussureggiante, fino a portarci nei pressi di Ronciglione. 
Dove?
Ronciglione.
Ah.

Quinta tappa: Ronciglione
Qui ci sarebbe da visitare la parte medioevale del paese, che sorge su un grosso ciglione di tufo, ma si sta avvicinando la sera ed abbiamo ancora un bel pò di strada da fare prima del tramonto, e così abbreviamo la visita e ripartiamo sempre in direzione sud.

La Fontana degli Unicorni
Una volta lasciato il paese, imbocchiamo una scorciatoia su strada sterrata che attraversa interi campi di noccioleti, mai visti cosi tanti tutti assieme; questa è la stagione della raccolta e per le strade e fra i campi c'è un gran via vai di macchine per la raccolta automatica delle nocciole: le radunano con delle enormi spazzole rotanti e le aspirano poi in un capiente serbatoio.
Certo, capisco che descritta così la cosa possa sembrare la scena di un combattimento fra Goldrake e Capitan Harlok, ma fidatevi, fanno davvero così.

Piantagione di noccioli

Stradina fra i noccioleti
Seguendo la via Francigena arriviamo fino a Capranica.

Sesta tappa: Capranica
Oh, finalmente arrivati nella patria del ...
Chinotto.
Ah, non lo sapevate?
ehhhh, sembra che in questa città sia nato il primo stabilimento che ha prodotto la prima e la più celebre bevanda a base di agrume chinotto commercializzata in Italia.
C'era, perchè alla fine del 2011 lo stabilimento è stato chiuso e trasferito.




Adesso però sbrighiamoci perchè c'è ancora un pò di strada da fare per arrivare a Bracciano.

Settima tappa: Bracciano
Il problema, è che apprendo da Wikipedia che a Bracciano si sono sposati, tra gli altri, "Ramazzotti" e la "Hunziker", "Tom Cruise" e "Katie Holmes",  e che sono state girate, tra le altre, alcune scene dei film "Non ci resta che piangere", "Pane amore e fantasia" e "Il marchese del Grillo".
Può bastare no?
Ah, c'è anche un bel castello.



e una bella birreria


Beh, anche per oggi abbiamo dato.
89 Km e 1.344 mt di dislivello.
Buonanotte.