martedì 10 gennaio 2012

Gaspard Winckler

11, rue Simon Crubellier, Parigi 17

Gli abitanti del condominio di cui si parla nel libro non sono necessariamente coinvolti fra di loro, e molte delle storie che vengono raccontate nel romanzo esauriscono il loro fascino lì, senza collegarsi a nessuna delle altre disseminate qua e là fra le pagine.
Ma un rapporto particolare lega fra di loro almeno tre dei personaggi che incontriamo nella lettura del libro:
Percival Bartlebooth, Serge Valene e Gaspard Winckler.

Il primo, l'eccentrico miliardario, abbiamo già iniziato a conoscerlo, il secondo è il pittore che per dieci anni gli ha insegnato la tecnica dell'acquerello ed il terzo è l'artigiano che ha trasformato ogni dipinto in un puzzle di legno di 750 pezzi ritagliato a mano.

Per trovare l'artefice dei suoi puzzle, Bartlebooth mise un annuncio su Le Jouet francais e Toy Trader, chiedendo ai candidati di mostrargli un campione di quattordici centimetri per nove tagliato in duecento pezzi; ricevette dodici risposte, quasi tutte banali e senza attrattive, le solite cose tipo "Serata in un cottage inglese" e simili, con i soliti mille particolari di colore locale: la vecchia lady con l'eterno vestito di seta nera e l'eterna spilla esagonale di quarzo, il maggiordomo che porta il caffè sopra un vassoio, il mobilio Regency e il ritratto dell'antenato, un gentleman con i piccoli favoriti, in marsina rossa dell'epoca ultime diligenze, pantaloni bianchi, stivali coi risvolti, cilindro grigio, giannetta in mano, il tavolinetto coperto da un tappetino di pezze inserite, la tavola accanto al muro con i numeri del Times in bella mostra, il grande tappeto cinese a fondo azzurro cielo, il generale in pensione - riconoscibile dai capelli grigi tagliati a spazzola, dai corti baffi bianchi, dal colorito rossastro e dalla sfilza di decorazioni - che accanto alla finestra consulta il barometro con faccia arcigna, il giovanotto in piedi davanti al camino immerso nella lettura del Punch, eccetera. Un altro campione, raffigurante solo uno splendido pavone che faceva la ruota, piacque a Bartlebooth quel tanto da convocare l'autore, ma questo - un principe russo emigrato che viveva alquanto miseramente al Raincy - gli sembrò troppo vecchio per i suoi progetti.
Il puzzle di Gaspard Winckler aveva tutti i requisiti richiesti. Winckler lo aveva tagliato da una specie di illustrazione d'Epinal, firmata con le iniziali M.W. e intitolata "L'ultima Spedizione alla Ricerca di Franklin"; nelle prime ore in cui fu impegnato a risolverlo, Bartlebooth credeva si trattasse di semplici variazioni sul bianco; di fatto, il corpo principale del disegno raffigurava una nave, la Fox, stretta nella banchisa: in piedi vicino al timone coperto di ghiaccio, imbacuccati nelle loro pellicce grigio chiare da cui emergono a stento le facce terree, due uomini, il capitano M'Clintock, capo della spedizione, e il suo interprete d'inupik, Carl Petersen, alzano le braccia verso un gruppo di esquimesi che sbuca da una fitta nebbia che ricopre l'orizzonte, e viene loro incontro su delle slitte trainate da cani; ...
Gaspard Winckler era allora appena arrivato a Parigi. Aveva solo ventidue anni. Del contratto che fece con Bartlebooth non si riseppe mai niente; qualche mese dopo però, venne ad abitare in rue Simon-Crubellier con la moglie Marguerite; che era miniaturista: era stata lei a dipingere il guazzo usato da Winckler per il puzzle di prova.
Per quasi due anni, Winckler badò solo a sistemarsi il laboratorio - imbottendo la porta e facendo tappezzare le pareti di sughero -, a ordinare gli attrezzi, a preparare il materiale, a fare certe prove. Nient'altro. Poi alla fine del millenovecentotrentaquattro, Bartlebooth e Smautf si misero in viaggio, e tre settimane dopo Winckler riceveva dalla Spagna il primo acquerello. Da quel momento si susseguirono ininterrottamente per vent'anni, in ragione di due al mese di media. Non ne andò mai perso uno, neanche in pienissma guerra, quando talvolta un secondo attaché dell'ambasciata svedese li recapitava di persona.


Il primo giorno Winckler metteva l'acquerello sopra un cavalletto accanto alla finestra e lo guardava senza toccarlo. Il secondo giorno, lo incollava a un supporto - compensato di pioppo - un tantino più grande del dipinto. Usava una colla speciale, di un bel colore azzurro, che si preparava da solo, e inseriva fra la Whatman e il legno un sottile foglio di carta bianca che doveva facilitare l'ulteriore separazione dell'acquerello ricostituito dal compensato, e che sarebbe stato il bordo del futuro puzzle. Poi spalmava tutta la superficie con una vernice protettiva che applicava mediante uno di quei pennelli larghi e piatti chiamati pennellesse. Per tre o quattro giorni, allora, studiava l'acquerello con la lente, oppure, rimettendolo sul cavalletto, gli sedeva di fronte per ore, alzandosi ogni tanto per esaminarne un particolare da vicino, o girando in tondo come una pantera in gabbia.
La prima settimana trascorreva in quest'unica osservazione minuziosa e inquieta. Dopo di che, le cose si mettevano a filare velocemente: Winckler metteva sull'acquerello un calco sottilissimo e, in pratica, senza staccare mai la mano, disegnava tagli e frastagliature. Il resto era solo una questione di tecnica, una tecnica delicata e lenta, che richiedeva un'abilità scrupolosa, ma dove l'invenzione non c'entrava più: partendo dal calco, l'artigiano fabbricava una specie di stampo - prefigurazione della griglia a giorno che, vent'anni dopo, Morellet avrebbe usato per ricomporre l'acquerello - che gli permetteva di guidare con efficacia la sua sega a due tempi e collo d'oca. La levigatura di ogni singolo pezzo con cartavetro e poi con pelle di daino, qualche ultimissima rifinitura, si prendevano gli ultimi giorni della quindicina. Il puzzle veniva deposto in una delle scatole nere dal nastro grigio della signora Hourcade; un'etichetta rettangolare, indicante luogo e data in cui l'acquerello era stato dipinto


* FORT-DAUPHIN (MADAGASCAR)  12 GIUGNO 1940 *


oppure


* PORTO SAID (EGITTO) 31 DICEMBRE 1953 *


veniva incollata all'interno, sotto il coperchio, e la scatola, numerata e sigillata, andava a raggiungere i puzzle già pronti in una cassaforte della Société Générale; l'indomani o qualche giorno dopo, il postino recapitava un altro acquerello.




Durante i vent'anni in cui Bartlebooth viaggiò per il mondo per dipingere le cinquecento marine, ogni due settimane incaricò il suo maggiordomo Smautf di imballare l'acquerello appena terminato nella carta di seta, in una busta semirigida avvolta in carta kraft, legato e sigillato con cura. Dopo avere individuato e registrato il luogo del dipinto, il plico veniva spedito tramite il servizio postale a:



Vent'anni fa, nel millenovecentocinquantacinque, Winckler finì, come previsto, l'ultimo dei puzzle ordinatigli da Bartlebooth. Abbiamo tutti i motivi di supporre che nel contratto firmato con il miliardario fosse inserita una clausola esplicita riguardante il fatto che non avrebbe dovuto fabbricarne altri, ma, in ogni caso, è probabile che non ne avesse più voglia.


Valene aveva la camera proprio sotto il laboratorio di Winckler, e per quasi quarant'anni le sue giornate erano state accompagnate dal tenue rumore delle lime minuscole dell'artigiano, del ronzìo quasi impercettibile della sega a due tempi, dallo scricchiolìo del pavimento, dal sibilo del bollitore quando, non per prepararsi un pò di tè, ma per fabbricare questa o quella colla o sostanza necessaria ai suoi puzzle, metteva a bollire l'acqua. Oramai, da quando aveva smontato il banco da lavoro e messo via gli attrezzi, non entrava mai in quella stanza. ...


Il 29 ottobre 1973 Gaspard Winckler è morto, ma la lunga vendetta che ha ordito con tanta pazienza, con tanta minuzia, non si è ancora compiuta.

2 commenti:

  1. Caspita che intreccio.
    Io poi nemmeno sono tanto bravo con i puzzle. Da piccolo me ne regalarono uno difficilissimo. Raffigurava la cartografia di un planisfero ed era di ben due pezzi. Diamine, un vero rompicapo.

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  2. Il solito esagerato, addirittura due pezzi. Dovresti sapere che prima di arrivare a cimentarsi con difficoltà del genere è necessario procedere per gradi; esistono in commercio puzzle composti da un solo pezzo, che servono benissimo a questo scopo.

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