giovedì 15 dicembre 2011

L'orto di mio padre

Mio padre è una persona anziana.
Passa gran parte della giornata a tenere in ordine il giardino di casa, e a coltivare un piccolo orticello con cui rifornisce la sua e la mia tavola.
E' il suo modo di rendersi utile, ogni tanto mi fa trovare in garage un caspo di insalata, del radicchio, una verza, ... insomma la verdura di stagione che la terra gli restituisce in cambio del suo paziente lavoro.
Un giorno, prima o poi, dovrò occuparmene io, anche se non ho la più pallida idea del come e dove incominciare, così comincio da qui, a prendere qualche appunto.
Oggi è il 15 novembre: l'ho visto vangare il pezzetto di terra dove a primavera nascono gli asparagi.
O forse bisognerebbe dire rinascono, perchè ho scoperto che non si ripiantano tutti gli anni.
Poi ho notato che ci sono due piccole parti dell'orto che sono state protette con dei teli.
In una lo so che cosa c'è sotto, perchè ho sentito mio padre gridare al gatto mentre gli girava attorno con l'intento di infilarcisi dentro: "làsa stè chi pìdarsùl" che, per i non romagnoli, sarebbe il prezzemolo.
Cosa c'è nell'altra lo scoprirò presto, durante la prossima ispezione.
Gatto permettendo.

4 commenti:

  1. :-D
    Pidarsùl.. Da noi, in Romagna, si dice pardansùl, ma vabbé, fa niente...
    Il bello di avere ancora qualcuno che sa fare certe cose è una grande fortuna. Ci può ancora insegnare.
    Mio padre, insieme ai suoi fratelli, fino a qualche anno fa si ritrovava con loro (in genere in un we di novembre), per, come si dice, sempre qui in Romagna, smettere il maiale.
    In pratica, col termine "smettere" s'intende la macellazione di un intero suino a partire dall'animale (mi perdoneranno i vegetariani e gli animalisti) ancora vivo, vegeto e deambulante. Al di la della questione etica, che per quel che mi riguarda era risolta nella natura della cosa, il fatto è che negli anni, ognuno apprendendolo da qualcuno che a suo tempo glielo insegnò, tutti i fratelli si erano specializzati in una serie di operazioni particolari nel processo di macellatura e in futuro sarebbero state per sempre di loro compentenza.
    nsieme, riuscivano ad ottenere tutti i classici tagli da cottura (bistecche, costine, ecc...) e, naturalmente, tutti gli insaccati e salumi tipici suini. Le ricette di selezione delle carne, pulitura, salatura, confezionamento nel budello dell'animale stesso (che andava ovviamente prima adeguatamente pulito e sterilizzato) si sono tramandate nella nostra famiglia per almeno 3 generazioni. E ora, ora che nessuno di noi figli e nipoti ha mai raccolto quegli insegnamenti, si perderanno per sempre. Come lacrime nella pioggia, avrebbe detto un vecchio attore in un famoso vecchio film...
    Il succo è che mi piacerebbe infinitamente recuperare, per quanto possibile, quegli antichi saperi. E non solo quelli che riguardano la macellazione degli animali da "fattoria", ma anche tutto ciò che riguarda la campagna. I tempi, la semina, i raccolti, le cure... Anche se, non saprei dove.

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  2. ti capisco perfettamente, ed è proprio questo il senso di queste righe e di quelle che verranno. Sugli animali non posso aiutarti, ma per le verdure posso cercare di raccogliere più informazioni possibili nel corso del tempo, a patto di chiamarle correttamente.
    Pardansùl, tsè!

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  3. Beh, sugli animali per fortuna tutti i partecipanti di cui sopra sono ancora vegeti, quindi la raccolta d'informazioni teoriche è ancora certamente possibile. Il problema è che però, per 'ste cose, bisognerebe poter partecipare in prima persona per imparare veramente.
    Io mi posso, per esempio, far spiegare per filo e per segno come si separa un prosciutto dall'anca senza rovinarlo e come, poi, si perepara (compreso il far uscire il sangue residuo dall'arteria femorale) per la stagionatura. Ma in reltà per impararlo veramente bisognerebbe prima poter assistere almeno un paio di volte e poi cominciare a provare in prima persona con la supervisione di qualcuno. Il guaio è che difficilmente si potrà fare perché, semplicemente, i miei zii sono ormai molto anziani ed è un lavoro che non fanno più.
    Mio papà ad esempio era quello deputato ai prosciutti e alla selezione della carne per gli insaccati. Io una coppa come quella che faceva mio babbo non l'ho mai più mangiata, era una roba spettacolare. Anche per la qualità della carne ovviamente, considerato che in genere il maiale in questione era allevato da un mio zio contadino. Suo fratello più grande era colui che "terminava" il suino e si occupava di preparare il sale e le spezie nelle giuste proporzioni. E via così...
    Senza contare che tutti i miei parenti vengono dalla campagna e tutti sanno come si ara, come si zappa, quando e come seminare e cosa e in che periodo, come si coltiva, come si raccoglie, come si stipa il raccolto per farlo durare tutto l'inverno, ecc... ecc...
    Insomma, se io veramente realizzassi il sogno di trasferirmi in campagna, il primo mese ruberei la frutta sugli alberi dei vicini, il secondo gli vado a fregare le carote e le patate di notte, al terzo mangio gatti. E fin qui tutto bene, no? Tutto secondo i piani.
    Ma... e quando finiscono i gatti?

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  4. Che cosa viene dopo il gatto nella fiera dell'est? ah i cani, i cani si.
    E poi, insomma, prima di trasferirti in campagna bisognerà che tu faccia un pò di pratica no? Per i tuoi fine settimana, ti lascio un pezzettino di terra da vangare vicino all'orto con cui puoi recuperare un pò di manualità e confidenza con gli attrezzi da lavoro.
    Ma il problema vero è che una volta in campagna ci si nasceva, viveva e cresceva, e così tutto lo si imparava in maniera naturale, fin da piccoli; anche io avevo i nonni che vivevano di agricoltura, secondo i ritmi delle stagioni, coltivavano la terra, avevano un pò di vigna, allevavano gli animali, avevano le api per il miele, insomma era un piccolo ecosistema, che funzionava anche grazie al fatto che le famiglie erano molto numerose, per potere avere la manodopera necessaria per provvedere a tutti i lavori. Io, nel mio piccolo, aiutavo quando era il periodo della vendemmia, quando si raccoglievano le balle di fieno, assistevo incuriosito a quando si toglieva il miele dalle arnie o, come dicevi tu, quando si "scarnava" il maiale.
    Poi crescendo c'è stata la scuola, la città, un nuovo stile di vita, e mi sono allontanato da quel mondo che è sparito così, da un giorno all'altro, senza che quasi me ne accorgessi.

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