domenica 20 marzo 2016

Atlante delle Isole Remote - 4/50 - Oceano Atlantico - "St. Kilda"

"Santa Kilda, tu non esisti. Il tuo nome è solo un sussurro del popolo degli uccelli che vive su un paio di rocce all'estremità del regno, al largo delle Ebridi esterne".
Ne avete avuto abbastanza di isole incastonate in mezzo al ghiaccio del Mare Glaciale Artico?
Eh beh, ok ok, va bene, allora scendiamo un pò verso l'Oceano Atlantico, anche se non di molto, per ora.

Quarta Isola:

"St. Kilda" (arcipelago del Regno Unito)
L'isola più grande è "Hiort o Hirta" in Gaelico.

57° 49' N
  8° 35' O

Superficie: 8,5 Kmq
Popolazione: disabitata.
Altezza massima: 430 m.

wikipedia: Saint Kilda
Il sito di St. kilda - il passato, il presente e il futuro

wikipedia: Hirta

Quei pochi che sono stati a St Kilda e si sono trovati nel villaggio circondato dalle grida di un milione di uccelli marini non possono non essere stati commossi dal luogo e dalla sua storia. Questo minuscolo arcipelago delle Ebridi è un luogo del dramma, un posto a parte. La sua inaccessibilità amplifica la sua lontananza, la creazione di una percezione di essere 'sul bordo del mondo'.
St. Kilda: Patrimonio dell'Umanità



Lo stile di vita predominante a Saint Kilda era l'isolamento.

Quando Martin Martin visitò l'isola nel 1697, l'unico metodo per raggiungerla era attraverso lunghe barche scoperte, il che richiedeva anche giorni e notti di navigazione in oceano aperto, cosa quasi impossibile nei mesi autunnali e invernali. In ogni stagione onde da 13 metri arrivano sulla spiaggia di Village Bay e anche nei giorni di beltempo approdare era difficoltoso. Per citare un esempio della mancanza di contatti tra abitanti di Hirta e il mondo esterno, dopo la Battaglia di Culloden del 1746 si disse che il principe Carlo Edoardo Stuart e alcuni giacobiti anziani fuggirono a Saint Kilda. Venne inviata una spedizione di soldati britannici che vennero traghettati a Hirta. Trovarono un villaggio deserto dal momento che i St Kildani, temendo i pirati, si erano nascosti nelle grotte sul lato occidentale dell'isola. Quando vennero convinti a tornare al villaggio i soldati non solo scoprirono che gli abitanti locali non sapevano neanche dell'esistenza del Giovane Pretendente, ma erano addirittura all'oscuro del precedente regno di Giorgio II di Gran Bretagna. 


Anche nel tardo diciannovesimo secolo i soli mezzi di comunicazione col resto del mondo (in caso di emergenza) si basavano su fuochi accesi sulla cima del monte Conachair, e nella speranza che una nave di passaggio riuscisse a vederli, o attraverso il servizio postale marino di Saint Kilda. Questa idea fu un'invenzione di John Sands che stette sull'isola nel 1877. Durante la sua permanenza un'avaria costrinse sull'isola nove marinai austriaci e da febbraio le scorte di viveri cominciarono a scarseggiare. Sands attaccò un messaggio a un salvagente della Peti Dubrovacki e lo lanciò in acqua. Nove giorni dopo venne raccolto sulle Isole Orcadi, per la precisione su Birsay, e un salvataggio venne organizzato. I St Kildani usarono questa idea per costruire una piccola barca in legno in cui adagiare una piccola bottiglia con un messaggio. La barca veniva fatta partire quando il vento arrivava da nord-ovest e i 2/3 dei messaggi raggiungevano le coste scozzesi o, in alcuni casi, la Norvegia."


Pulcinella di mare (Fratercula arctica)

"Un'altra caratteristica di Saint Kilda era la dieta seguita dagli abitanti.

Gli isolani allevavano pecore e altro bestiame, e riuscivano a coltivare pochi vegetali come orzo, mais e patate nel terreno irriguo di Village Bay. Erano obbligati a evitare la pesca a causa delle pessime condizioni del mare e del tempo imprevedibile. La principale fonte di cibo erano gli uccelli marini presenti sull'isola. Questi uccelli fornivano uova e carne. Le pulcinelle di mare adulte venivano catturate. Lo stile di vita dell'isola venne criticato da Henry Brougham che dopo una visita nel 1799 fece notare che "l'aria è infestata da una puzza quasi insopportabile - un misto di pesce marcio, sporcizia e, schifosi animali acquatici". Uno scavo del Taigh an t-Sithiche effettuato nel 1877 da Sands portò alla luce resti di pecore e altro bestiame oltre a oggetti in pietra. Il sito è databile tra i 1700 e i 2500 anni fa, il che fa supporre che la dieta dei St Kildani sia cambiata poco nel corso dei millenni. Gli oggetti in pietra, invece, sono stati riconosciuti dai Kildani che usano tuttora attrezzi simili.
Donne di St Kildan nel 1886
Fotografia: George Washington Wilson Collection, Università di Aberdeen

Un altro importante aspetto della vita di Saint Kildan è il 'Parlamento' giornaliero. È un momento di ritrovo svolto nelle strade ogni mattina dopo le preghiere, seguito da tutti gli adulti maschi, durante il quale si decidono le attività del giorno. Non esistevano capi e tutti avevano diritto di parola. Secondo Steel (1988) "le discussioni portavano spesso discordie, ma non si ricordano liti tanto aspre da divenire divisioni fisse nella comunità".
Nonostante le privazioni, i Kildani erano in qualche senso fortunati dal momento che erano estranei alle diavolerie della vita degli altri. Martin notò nel 1697 che i cittadini sembravano "più felici delle altre persone per il fatto che erano le uniche persone al mondo ad assaporare la dolcezza della vera libertà". La loro non era una società utopica, gli isolani avevano serrature in legno per delimitare la propria proprietà e multe per i crimini. Nondimeno, non si conoscono residenti coinvolti in guerre, e in quattro secoli di storia non ci sono stati gravi crimini commessi dagli isolani."
Dicevamo che l'isola attualmente è disabitata, ma l'arcipelago è stato ininterrottamente abitato lungo l'arco di almeno due millenni, fin dalla preistoria, tanto che sull'isola sono state rinvenuti diversi resti dell'età del bronzo e tombe sepolcrali vichinghe. 
"Gli abitanti locali vivevano in condizioni molto dure: sopravvivevano sfruttando le migliaia di uccelli marini che nidificavano sull'isola. Vi è un gran numero di cosiddetti 'cleits', rifugi usati come magazzini per conservare la carne essiccata degli uccelli marini, pesci, fieno e zolle erbose. Gli isolani crearono un sistema di auto-governo molto democratico e le decisioni erano prese da un 'consiglio dell'isola', costituito da tutti gli uomini. 
Le navi che visitarono l'isola nel diciottesimo secolo causarono epidemie di colera e vaiolo e, nel 1727, la perdita delle vite fu talmente grave da non mettere più a disposizione abbastanza uomini per guidare le barche. Nuove persone furono portate qui dalla vicina isola di Harris. Dal 1758 la popolazione crebbe fino a 88 unità e raggiunse le 100 alla fine del secolo. Questa cifra rimase stabile fino al 1851 quando 36 isolani emigrarono in Australia a bordo della Priscilla, una perdita da cui l'isola non si risollevò più. 
Il villaggio odierno venne costruito negli anni intorno al 1830, sul vecchio villaggio della baia; 

Nel 1850 ci fu un'ondata di emigranti,  che vi si stabilì di ritorno dall'Australia, tutta gente con un passato da galeotti, che venne relegata sull'unico villaggio dell'isola, nel "Village Bay", con la promessa di qualche pecora e di un'alloggio alquanto spartano.
 Nel diciannovesimo secolo i piroscafi cominciarono a visitare Hirta, permettendo agli isolani di guadagnare dalla vendita di tweed e uova di uccelli, ma a costo della loro autostima visto che i turisti li guardavano come fenomeni da baraccone. Le navi portarono altri problemi, primo fra cui il tetano infantile che uccise circa l'80% dei bambini alla fine del diciannovesimo secolo. La cnatan na gall o tosse-da-nave divenne una cosa naturale sull'isola.
Abitanti di St Kilda nel villaggio
Fotografia: George Washington Wilson Collection, Università di Aberdeen
Risale a quel periodo lo strano fenomeno per cui quasi tutti i bambini che nascevano sull'isola, sanissimi i primi giorni, entro una settimana dalla nascita, morivano per cause sconosciute.
Sicchè le donne dell'isola, per salvare la vita ai loro bambini appena nati, andavano a partorire nelle isole vicine, restando là quel tanto che bastava per superare il primo mese di vita.
All'inizio del ventesimo secolo la scuola venne aperta sull'isola e nel 1906 la chiesa venne ampliata con l'aggiunta della scuola. I bambini del tempo apprendevano l'inglese oltre al gaelico parlato dai genitori. I miglioramenti nell'ostetricia, vietata prima dal reverendo Mackay, ridusse i casi di tetano infantile. Dal 1880 vi fu un viavai continuo di pescherecci che raggiungevano l'Atlantico settentrionale, e che stabilì una tratta commerciale. Si parlo di un'evacuazione nel 1875 durante la presenza di MacKay, ma nonostante la scarsità di cibo in alcuni periodi, e un'epidemia di influenza nel 1913, la popolazione era stabile tra le 75 e le 80 unità, e mancavano le prove che avrebbero fatto prevedere uno spopolamento dell'isola dopo due millenni di vita.
All'inizio della Grande Guerra la Royal Navy mise una stazione di segnalazione su Hirta e vennero stabilite comunicazioni giornaliere con la Gran Bretagna; era la prima volta nella storia di Saint Kilda. A causa di una risposta tardiva un sottomarino tedesco arrivò a Village Bay la mattina del 15 maggio 1918 e dopo aver lanciato un avviso, cominciò a bombardare l'isola. Vennero sparate 72 cannonate e la stazione venne completamente distrutta. La chiesa e il molo vennero danneggiati, ma non ci furono vittime.
In seguito all'attacco venne messo un cannone Mark III QF sul promontorio che si affaccia su Village Bay, ma non sparò mai. L'introduzione di un collegamento continuo e il lento sviluppo di un'economia monetaria modificarono a lungo termine la vita sull'isola, entrambe resero più semplice la vita, ma gli abitanti divennero anche meno autosufficienti. Entrambi questi fattori contribuirono all'evacuazione dell'isola nel decennio successivo.
Ci furono numerosi ragioni che portarono all'evacuazione. Le isole erano esistite per secoli usando solo flebili contatti con il resto del mondo. L'avvento del turismo e la presenza dei militari durante la prima guerra mondiale fece capire agli isolani che esistevano molte alternative alle privazioni che avevano sempre sofferto. Nonostante nel 1902 fosse stato costruito un piccolo molo, le isole restarono dipendenti dalle condizioni atmosferiche. Le autorità non riuscirono a (o non vollero) fare abbastanza per aiutarli, nonostante alcune stazioni radio negassero che i civili dell'isola vennero assistiti con ritardo dai militari al costo di milioni di sterline.
Dopo la prima guerra mondiale molti giovani lasciarono l'isola e la popolazione crollò dalle 72 unità nel 1920 alle 37 del 1928. Dopo la morte di quattro uomini (a causa dell'influenza) nel 1926, e una serie di raccolti disastrosi negli anni 20, la goccia che fece traboccare il vaso fu la morte per appendicite di una giovane ragazza, Mary Gillies, nel gennaio 1930. Il 29 agosto 1930 gli ultimi 36 abitanti vennero spostati su Morvern, in terra di Scozia, per loro stessa richiesta.
Finlay McQueen e sua figlia lavoro nei campi nel 1910
Fotografia: Neil Ferguson Collection

L'isola fu lasciata in eredità al National Trust di Scozia nel 1957 e fu designata come primo sito scozzese inserito nei Patrimoni dell'Umanità nel 1987.

Oggi è possibile visitare l'isola. Il Ministero della Difesa britannico ha costruito una osservatorio militare a Hirta per monitorare la stazione missilistica a South Uist."
Le presenza umane che frequentano l'Isola oggi, preferentemente nei mesi estivi, sono prevalentemente i turisti che decidono di trascorrervi una giornata. 
Per esempio la Kilda Cruises organizza gite di un giorno a St. Kilda.


La crociera fa tappa a Hirta, dove i visitatori sono dotati di una mappa dettaglia dei punti di interesse storico e di proposte di itinerari per visitare l'isola a piedi.  
Vi porta anche nella spettacolare costa di St Kilda, con i suoi imponenti faraglioni e le scogliere abitate da migliaia di uccelli marini.





 


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